NEW YORK/LOS ANGELES, 8 MARZO – Un piccolo film indipendente, prodotto dalla non profit di un’italiana che crede nel potere delle immagini di cambiare la societa’, approda agli Oscar: Chiara Tilesi di We Do It Together (WDIT) racconta a OnuItalia la genesi di questa enorme impresa che domenica vedra’ Diane Warren salire da candidata sul palcoscenico degli Academy Awards con la canzone “Applause”.
E’ una storia che cammina pari passo con la vicinanza che Tilesi, arrivata a Los Angeles quando aveva 18 anni per studiare all’universita’, ha avuto negli anni con le Nazioni Unite, a partire da quando nel 2005 ha prodotto “All Invisible Children” per l’UNICEF e il World Food Program: “Un film corale firmato da grandi del cinema come Ridley Scott, John Woo, Emir Kusturica e Spike Lee e uscito in 120 Paesi”, spiega. La scorsa settimana, intanto, il suo “Tell It Like a Woman”, prodotto in collaborazione con Iervolino Lady Bacardy Entertainment, e che si chiude con “Applause” interpretata da Sofia Carson, e’ stato proiettato a sala piena nell’Aula dell’Assemblea Generale.
Comunque vadano le cose, arrivare a domenica, quando ad esempio nel pool delle candidature agli Oscar non c’e’ neppure una donna regista, e’ stata gia’ una vittoria, con la Warren, alla sua 14esima nomination, che si prepara a salire sul palco del Dolby Theater. La leggendaria compositrice, “songwriter per eccellenza”, e’ a bordo fin dall’inizio con la voglia di scrivere una canzone che facesse da collante ai sette corti di un film girato da registe donne – tra queste Catherine Hardwicke e Maria Sole Tognazzi – con interpreti donne come Jennifer Hudson e Margherita Buy, ma destinato a un pubblico senza distinzione di genere: “Con Diane eravamo d’accordo di fare una canzone di empowerment perche’ il film e’ su donne che incontrano difficoltà, ma poi le superano, uscendo dal ruolo di vittima. Dopo un mese lei mi chiamo’ per farmi sentire ‘Applause’. Capii allora che aveva scritto un inno alle donne”.