ROMA, 15 LUGLIO 2025 – ”L’Europa giustamente investe a monte, sui controlli, ma questo da solo non stabilizzerà i flussi delle migrazioni. Occorre invece affrontare i problemi a valle: accoglienza e integrazione. Bisogna anche investire nelle opportunità per queste persone, lungo le rotte. Tanti non andrebbero oltre, se nel cammino trovassero queste opportunità. Che poi è la vera intuizione del Piano Mattei proposto dal governo Meloni. Ma deve diventare un piano europeo, l’Italia da sola non può fare la differenza”. Lo dice Filippo Grandi, Alto commissario dell’Onu per i rifugiati (UNHCR), in una intervista al ‘Corriere della Sera’.

I numeri degli arrivi sulla rotta Mediterranea hanno ripreso a crescere: ”Sì, ma per il momento siamo ancora a livelli non allarmanti. Il punto è che la situazione in Nord Africa è critica. La Libia è di nuovo più instabile, l’equilibrio fra le varie tribù e fazioni è fragile. Aumenta l’apprensione nostra e degli altri osservatori presenti. C’è un indurimento verso rifugiati e migranti, è più difficile avere accesso o toglierli dai centri di detenzione. L’esperienza ci dice che in momenti come questo il potere è più disgregato e le difficoltà crescono”.
Ci sono altre situazioni difficili in Nord Africa: ”Sicuramente la Tunisia, con cui pure in passato abbiamo collaborato bene anche quando è stata investita da flussi gravi. L’indurimento è ancora più forte che in Libia. Hanno paura di diventare un Paese di afflusso e quindi hanno stretto le viti. Non ci lasciano più registrare i richiedenti asilo. Abbiamo accesso irregolare alle persone bisognose di attenzione. Ci sono stati anche respingimenti verso Libia e Algeria. Difficile avallare la nozione della Tunisia come ‘Paese terzo sicuro’ ”.
La catastrofe umanitaria nel Sudan continua: ”In Sudan c’è una guerra che non abbiamo saputo fermare e milioni di rifugiati in fuga. A Lampedusa ho incontrato alcuni ragazzi sudanesi, in particolare uno che mi ha raccontato la sua storia: studente a Karthoum, guerra, fuga verso Ovest in Ciad, dove l’assistenza sanitaria per un milione di profughi dal Sudan è decimata dai tagli agli aiuti umanitari da parte di Usa e altri Paesi europei. In questi casi, arriva subito il trafficante che offre loro di andare in Libia dove ci sono oggi migliaia e migliaia di sudanesi”.

Quanto all’Ucraina per Grandi ”Il discorso è diventato così politico e militare che rischiamo di mettere in ombra la dimensione umana. I miei colleghi passano la maggior parte del tempo nei bunker e con loro gli ucraini, almeno quelli che dispongono di un rifugio. La nostra attività ha subìto meno impatto che altrove, perché i fondi europei restano sostanziali. Uno dei meriti della Conferenza di Roma– osserva il Commissario – è stato che si è discusso del ritorno dei rifugiati, o almeno di una parte di essi. Si è riconosciuto che senza ritorno la ricostruzione sarà difficile. L’Ucraina ha bisogno che i suoi 3,5 milioni di rifugiati interni e 4 milioni all’estero ritornino, ma occorre che la guerra finisca. Poi – conclude Grandi – bisognerà organizzare bene il ritorno per assicurare un futuro al Paese. La protezione temporanea accordata in Europa difficilmente verrà prolungata oltre il 2027, quindi occorrerà saper gestire la transizione verso una situazione ibrida tra ritorni e diaspora, capace di sostenere anche la ricostruzione. Il governo di Kiev ha approvato una legge che consente la doppia nazionalità, mi sembra lungimirante”.