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Risoluzione 1701: il Consiglio di Sicurezza discute il rinnovo del mandato UNIFIL

ROMA, 25 AGOSTO 2025 – Mentre il Consiglio di Sicurezza si prepara a votare il rinnovo del mandato annuale di UNIFIL, puo’ essere utile ricordare i termini della risoluzione 1701 che 19 anni fa fisso’ i compiti della forza di pace delle Nazioni Unite in Libano Meridionale al termine di una recrudescenza di ostilita’ tra Hezbollah e Israele. Nei giorni scorsi a Beirut il generale Diodato Abagnara, capo di UNIFIL, e il Premier libanese Nawaf Salam, hanno fatto intanto in punto sulla cooperazione tra la missione ONU e le istituzioni locali in vista del rinnovo del mandato. La bozza di risoluzione su cui stanno lavorando i Quindici e’ stata presentata dalla Francia ed e’ questa settimana al voto.

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UN Photo/Pasqual Gorriz UNIFIL and Lebanese officers operate one of the “Blue Barrels”, which determine the Blue Line, in southern Lebanon in 2010. (file)

La nascita della risoluzione 1701

La risoluzione 1701 è stata adottata l’11 agosto 2006, al termine del conflitto scoppiato in seguito all’attacco di Hezbollah contro Israele del 12 luglio di quell’anno. Il Consiglio, riunito nella sua 5511ª sessione, agì all’unanimità richiedendo la cessazione immediata delle ostilità. L’obiettivo principale era duplice: fermare le operazioni militari e stabilire le condizioni per un cessate il fuoco permanente.

Il testo non si limitava a invocare l’interruzione delle ostilità, ma stabiliva un quadro complesso per una soluzione duratura. Questo includeva:

  • Pieno rispetto della Blue Line di interposizione tra Libano e Israele
  • L’estensione del controllo del governo libanese su tutto il territorio nazionale
  • Il disarmo dei gruppi armati non statali
  • L’assenza di forze straniere in Libano senza il consenso di Beirut
  • Il divieto di trasferimenti di armi non autorizzati.
  • La consegna da parte di Israele di tutte le mappe dei campi minati ancora in suo possesso.

La Francia e gli Stati Uniti ebbero un ruolo centrale nella stesura del testo, bilanciando le posizioni di Israele e Libano, mentre altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza sostennero l’urgenza di un accordo.

Il voto unanime, non scontato in un contesto polarizzato, conferì alla risoluzione un forte valore politico e simbolico, sottolineando la necessità di una cornice condivisa per il cessate il fuoco. Per il Libano, la 1701 rappresentò il riconoscimento internazionale della sua sovranità e della necessità di rafforzare il controllo statale su tutto il territorio nazionale.

UNIFIL e il rafforzamento del contingente

La risoluzione autorizzava il rafforzamento di UNIFIL, istituita già nel 1978 con le risoluzioni 425 e 426. Il contingente veniva portato fino a un massimo di 15.000 unità, con il compito di monitorare la cessazione delle ostilità, supportare l’esercito libanese nel sud del Paese e assistere nel ritorno sicuro delle persone sfollate. Inoltre, UNIFIL aveva il mandato di proteggere civili e personale ONU, garantire la sicurezza degli operatori umanitari e impedire che l’area tra la Blue Line e il fiume Litani fosse utilizzata per attività ostili.

Sul terreno, l’operato di UNIFIL non si limita a pattugliamenti lungo la Blue Line. Le unità della missione organizzano posti di osservazione fissi e mobili, conducono ricognizioni aeree e controllano lo spazio marittimo attraverso una componente navale, la prima mai schierata in una missione ONU. Un altro strumento cruciale sono le cosiddette “riunioni tripartite”, che vedono al tavolo i rappresentanti delle Forze Armate Libanesi, delle Forze di Difesa Israeliane e di UNIFIL; questo è un meccanismo unico che permette di gestire gli incidenti di frontiera senza escalation. Oltre alle funzioni militari, la missione svolge un ruolo di sostegno umanitario, coordinando assistenza medica, progetti infrastrutturali e attività a beneficio delle comunità locali.

Questa missione, che opera sotto il Capitolo VI della Carta ONU, può ricorrere all’uso proporzionato della forza oltre all’autodifesa, quando necessario per adempiere al mandato.

La Blue Line: confine provvisorio e punto nevralgico

Uno dei pilastri della risoluzione è la Blue Line, linea di ritiro tracciata dall’ONU nel 2000 per certificare il ritiro delle forze israeliane dal Libano. Lunga 120 chilometri, non costituisce un confine internazionale ma una linea provvisoria di riferimento. UNIFIL, come “custode temporaneo”, ha il compito di monitorarla, coordinare le attività militari e ridurre al minimo i rischi di incidenti.

Qualsiasi attraversamento della Blue Line da parte di uno degli attori costituisce una violazione della risoluzione 1701 e viene segnalato al Consiglio di Sicurezza.

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UN Photo/Pasqual Gorriz UNIFIL peacekeepers on a vehicle patrol in the vicinity of Tyre, south Lebanon. (file)

Escalation e violazioni della 1701

Già dall’8 ottobre 2023 al 30 giugno 2024, UNIFIL aveva registrato oltre 15.000 traiettorie di fuoco incrociato: più di 12.000 dal sud verso il nord della Blue Line e oltre 2.600 nella direzione opposta. Negli ultimi mesi, le violazioni della risoluzione sono aumentate a causa dell’escalation di violenze nella regione.

La situazione è ulteriormente complicata dal ruolo politico di Hezbollah, che con i suoi alleati detiene 62 seggi sui 128 del parlamento libanese. Le sue azioni militari contro Israele, presentate come sostegno ai palestinesi a Gaza, hanno provocato dure reazioni israeliane, tra cui bombardamenti e persino operazioni terrestri, in violazione della sovranità libanese e delle disposizioni della risoluzione.

Pochi giorni fa, nel Libano meridionale, i peacekeeper di UNIFIL hanno rinvenuto razzi, munizioni e perfino un tunnel sotterraneo armato nei settori Est e Ovest del paese. Nel frattempo, continuano le attività militari israeliane oltre la Blue Line, inclusi raid aerei e colpi di artiglieria. Questi episodi evidenziano la presenza di armamenti non autorizzati e l’uso della forza al di fuori del quadro previsto dalla risoluzione 1701. Queste scoperte e operazioni confermano la difficoltà nel mantenere l’area tra la Blue Line e il fiume Litani libera da armi e combattenti.

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© UNICEF/Fouad Choufany A water pumping station in southwest Lebanon damaged during the recent conflict.

Il ruolo dell’Italia in UNIFIL

In questo scenario instabile, l’Italia continua a ricoprire un ruolo di primo piano. Le Forze Armate italiane hanno la responsabilità del comando della missione e contribuiscono con circa mille unità, tra militari e civili. La presenza italiana non è solo quantitativa ma anche qualitativa: gli uomini e le donne schierati sul terreno svolgono attività di pattugliamento, coordinamento con le Forze Armate libanesi e protezione delle popolazioni civili.

La partecipazione italiana a UNIFIL, con oltre mille unità schierate sul campo lungo la Linea Blu, si inserisce in una tradizione consolidata di impegno per il mantenimento della pace e la stabilità nel Mediterraneo allargato. Roma considera la missione come uno strumento essenziale per ridurre i rischi di escalation e per mantenere aperti i canali di comunicazione tra le parti. L’Italia ha fornito a UNIFIL cinque capi missione: prima di Abagnara si sono succeduti nell’incarico i generali Claudio Graziano (2007-2010), Paolo Serra (2012-2014), Luciano Portolano (2014-2016) e Stefano Del Col (2018–2022).

Il contributo italiano a UNIFIL è riconosciuto non solo in termini numerici, ma anche per la capacità di mediazione e dialogo delle sue truppe. I contingenti italiani hanno consolidato negli anni un rapporto di fiducia con la popolazione del sud del Libano, grazie a una presenza costante sul territorio e a iniziative di cooperazione civile-militare. La leadership italiana al comando della missione, inoltre, rafforza la posizione diplomatica di Roma all’interno delle Nazioni Unite, proiettando l’immagine di un Paese affidabile e impegnato nella sicurezza del Mediterraneo allargato.

Prospettive sul rinnovo del mandato

Soprattutto alla luce delle crescenti violenze lungo la Blue Line e delle violazioni ripetute degli accordi di cessate il fuoco il rinnovo annuale confermerebbe il sostegno della comunità internazionale a una missione che, pur tra molte difficoltà, rimane il principale strumento per garantire un minimo di stabilità tra Israele e Libano. Il testo del progetto francese, visto dall’agenzia Reuters, prevede che il Consiglio indichi “la propria intenzione di lavorare a un ritiro della UNIFIL con l’obiettivo di fare del Governo libanese l’unico garante della sicurezza nel sud del Libano, a condizione che il Governo del Libano controlli pienamente l’intero territorio libanese … e che le parti concordino un accordo politico globale”.

Israele e Stati Uniti si oppongono a un rinnovo indefinito della risoluzione. Secondo fonti diplomatiche, gli Stati Uniti – membro permanente del Consiglio con diritto di veto – avrebbero indicato in una riunione a porte chiuse che la missione andrebbe estesa soltanto per un ultimo anno. (@OnuItalia)

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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