NEW YORK, 4 APRILE – “L’Italia e’ in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata, anche grazie alla diplomazia giuridica e alla cooperazione. L’intelligenza artificiale e’ tra le priorità della Presidenza italiana del G7″. Lo ha detto, intervenendo a un panel co-organizzato dall’Italia all’Onu, il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli.
L’evento, imperniato sulle sfide imposte dal crimine organizzato nell’era dell’intelligenza artificiale e di cui sono stati co-sponsor la Fondazione Magna Grecia e la Rai, ha visto il contributo del Procuratore Generale di Napoli Nicola Gratteri che ha avvertito sui pericoli del dark web, “nuova frontiera delle mafie ed è quindi anche la nuova frontiera dell’antimafia”. Il punto di partenza e’ stata la considerazione che, nel corso di un periodo di dieci anni, è ragionevole presumere che le attività criminali in stile mafioso saranno in grado di permeare sempre più lo spazio digitale. Questo scenario potrebbe non solo includere il riciclaggio di denaro e varie tecniche di estorsione, ma potrebbe facilmente estendersi anche alla manipolazione delle gare d’appalto e all’infiltrazione nel settore delle energie rinnovabili, in congiunzione con molte altre attività criminali che costituiscono il nucleo commerciale delle mafie.
L’ipotesi – si legge in una concept note distribuita prima dell’incontro – è giustificata dalla dimensione sempre più ibrida della criminalità organizzata, in grado di adattarsi al mondo contemporaneo in continua evoluzione attraverso lo spazio e il tempo. Inoltre, le opportunità offerte dallo spazio digitale si fondono con le reti di interessi e influenze della realtà analogica. Pertanto, l’ibridazione di questi due mondi pone una sfida significativa non solo per coloro che sono chiamati a combatterla, ma anche per coloro che devono studiarla e analizzarla.
In parte a causa delle dinamiche geopolitiche e delle nuove guerre sempre più ibride, c’è stato un crescente dibattito pubblico e accademico sulla cybersecurity. Tuttavia, quello sul cybercrime è stato quasi involontariamente ridotto a questioni concernenti la sicurezza personale, la microcriminalità, il cyberbullismo, il traffico di droga e altre attività criminali condotte online e attribuite a hacker animati da meri interessi personali.
In questo scenario, la lotta contro la criminalità organizzata è stata condotta attraverso mezzi di interpretazioni, categorie concettuali, logiche e strategie “tradizionali”, basate pesantemente su un approccio legale-territoriale piuttosto che su uno strategico e multidisciplinare. A causa di pregiudizi o mancanza di strumenti, le mafie sono state considerate superficialmente come organizzazioni estranee al mondo digitale, e le operazioni che coinvolgono la tecnologia dell’informazione tendono ad essere l’eccezione piuttosto che la regola. La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) stessa conferma la necessità di affrontare questa dimensione sempre più ibrida della criminalità organizzata con nuovi strumenti investigativi. Nel secondo rapporto semestrale del 2022, la DIA ha sottolineato “il crescente legame tra la contraffazione online e altri crimini, tra cui spiccano quelli informatici e finanziari, tali da rendere sempre più necessario l’approccio multidisciplinare volto a contrastare nuove, emergenti espressioni criminali”.
Il rischio è accumulare ritardi nella comprensione del fenomeno mafioso e della sua evoluzione nel mondo digitale, come è accaduto in passato quando per oltre cinquant’anni le mafie sono state considerate un comportamento o piuttosto il concetto esagerato di forza individuale. (@OnuItalia)