DUBAI, 6 DICEMBRE – UN Women ha lanciato il suo rapporto “Feminist Climate Justice: A Framework for Action” durante la conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP28 in corso a Dubai. Entro il 2050, – afferma UN Women, l’agenzia delle Nazioni Unite per all’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne – il cambiamento climatico spingerà fino a 158 milioni di donne e ragazze in più verso la povertà e porterà 236 milioni di donne in più alla fame. La crisi climatica alimenta l’escalation dei conflitti e delle migrazioni forzate, in un contesto politico escludente e contrario ai diritti, che prende di mira donne, rifugiati e altri gruppi emarginati.
“Il cambiamento climatico sta creando una spirale discendente per le donne e le ragazze”, ha dichiarato Sarah Hendriks, vicedirettore esecutivo di UN Women – “Dobbiamo trasformare le economie n modo che siano non inquinanti e integrino i diritti delle donne in tutti gli aspetti della politica climatica e dei finanziamenti. UN Women chiede giustizia climatica femminista e un mondo in cui tutti possano godere dei diritti umani e prosperare su un pianeta sano e sostenibile“.
L’approccio femminista alla giustizia climatica si concentra su quattro aree chiave:
1) Riconoscere i diritti, il lavoro e la conoscenza delle donne
2) Ridistribuire le risorse economiche
3) Rappresentazione delle voci femminili
4) Riparare le disuguaglianze e le ingiustizie storiche
“Oggi (ieri ndr) è la Giornata del genere alla COP 28, ed è anche la giornata della finanza. E’ importante che questi temi siano stati riuniti perché, anche se le donne stanno sopportando il peso maggiore, le organizzazioni femminili sono affamate dei finanziamenti di cui hanno bisogno per svolgere il loro lavoro vitale in prima linea contro il cambiamento climatico. Questo deve cambiare”, ha osservato Laura Turquet, esperta di politiche senior di UN Women e autrice principale del Feminist Climate Justice Report.
Sebbene alla COP27 del 2022 sia stato concordato un fondo per le perdite e i danni, i contributi sono volontari e non è stato istituito alcun meccanismo per ritenere i paesi ricchi responsabili dei danni ambientali storici e delle loro conseguenze, come la perdita di terreni, abitazioni e raccolti a causa di eventi meteorologici estremi. Anche le perdite e i danni non economici, come l’aumento dei livelli di violenza di genere e il lavoro di cura non retribuito, che sono conseguenze devastanti del cambiamento climatico per le donne e le ragazze, devono essere presi in considerazione dal nuovo fondo. Alle conferenze sul clima e in tutti gli altri spazi in cui vengono discusse le politiche climatiche, i leader e i responsabili politici devono garantire che le loro risposte alle sfide ambientali integrino i bisogni e i diritti delle donne e delle ragazze di tutto il mondo.