ROMA, 6 DICEMBRE – Il canto lirico italiano è diventato Patrimonio immateriale dell’Umanità, secondo quanto ha deciso l’Unesco, che lo ha proclamato per acclamazione in occasione della riunione dei Paesi membri del Comitato. Il riconoscimento è arrivato dopo un percorso avviato nel 2011, quando i cantanti lirici solisti si costituirono in un’associazione denominata Cantori professionisti d’Italia per riunire gli artisti della categoria con lo scopo di diffondere il valore della musica e del teatro d’opera come eccellenza della cultura italiana.
“Dopo un lungo e articolato lavoro, una grande eccellenza della nostra nazione ottiene un altro riconoscimento dall’Unesco entrando a far parte del patrimonio immateriale. Si tratta di una consacrazione ufficiale di quello che già sapevamo: il Canto lirico è un’eccellenza mondiale, tra quelle che meglio ci rappresentano in tutto il pianeta”, ha commentato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.
L’Opera Lirica, il Melodramma, il Recitar cantando e il Belcanto hanno avuto il via libera dai 24 Stati membri (Angola, Bangladesh, Botswana, Brasile, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Repubblica Ceca, Etiopia, Germania, India, Malesia, Mauritania, Marocco, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica di Corea, Ruanda, Arabia Saudita, Slovacchia, Svezia, Svizzera, Uzbekistan e Vietnam) – in rappresentanza dei 181 Stati contraenti – che, nel corso della riunione del Comitato in Botswana, si sono espressi favorevolmente.
La Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità riconosce e promuove la diversità delle pratiche culturali e del know-how delle comunità. Ad oggi sono state iscritte 567 pratiche da 136 Paesi e 5 regioni geografiche. L’iscrizione incoraggia tutte le parti interessate ad attuare misure di salvaguardia in stretta collaborazione con gli operatori del settore. “L’arte del canto lirico italiano – si legge nel dossier di candidatura – riguarda l’insieme di abilità e tecniche relative a valorizzare la proiezione della voce umana con una modalità fisiologicamente controllata, in determinati spazi acustici delimitati naturali o tradizionali, di forma architettonica e materiale acusticamente risonante, intervenendo sulla capacità portante della voce”. L’evoluzione in arte a partire dalla parola cantata è documentata dalla stessa terminologia didattica e pedagogica che si è sviluppata intorno a questa tradizione, ”perché essa mantiene termini italiani – legato e staccato, ma anche messa di voce, trillo, squillo, picchiettato, appoggio, etc. – con significato unico e condiviso in tutto il mondo. Altra caratteristica tipicamente italiana dell’elemento è la mimica, facciale e gestuale, che si accompagna all’emissione del suono. Pur nell’universalità della mimica delle espressioni, l’italiano ricorre con spontanee facilità e frequenza a un linguaggio mimico e gestuale, facciale e corporeo, che meglio sostiene l’emissione cantata e ne facilita la condivisione degli archetipi emotivi con il pubblico, di qualunque provenienza esso sia”.
Nel canto lirico italiano, il testo cantato si associa a questi elementi con una reiterazione che nel tempo ha originato una tradizione dai tratti specifici, modulati sia sulla base del repertorio stilistico di riferimento (Opera, Musica Sinfonica, Musica Sacra e da Camera) che in funzione dell’ambiente di destinazione. Emblematico il caso del Teatro all’italiana (nato in Italia e preso a modello in tutto il mondo) che si può considerare nella sua globalità come un vera e propria cassa acustica progettata attorno all’arte del canto lirico.