ROMA, 21 NOVEMBRE – Per la prima volta dopo una pausa di cinque anni, le autorità del Kuwait sono tornate a eseguire condanne a morte: gli appelli dell’ultimo minuto di Amnesty International, dell’Unione europea e di altre organizzazioni internazionali per i diritti umani, dunque non hanno avuto successo, secondo quanto scrive l’organizzazione contro la pena di morte.
Quattro kuwaitiani, un siriano, un pachistano e una donna etiope sono stati impiccati all’alba del 16 novembre, perchè ritenuti colpevoli di omicidio premeditato. Due giorni prima un portavoce della procura nazionale dello sceiccato aveva dichiarato che le sette esecuzioni sarebbero servite da deterrente e avrebbero costituito ”una legittima forma di risarcimento” secondo l’istituto giuridico islamico del ‘qisas’.
Le ultime esecuzioni, anche in quel caso di sette persone tra le quali un membro della famiglia reale, ebbero luogo il 25 gennaio 2017.