ROMA, 11 MAGGIO – “L’uccisione della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh nel campo profughi di Jenin è un fatto di una gravità assoluta la cui dinamica è necessario sia al più presto chiarita e i cui responsabili individuati e perseguiti”. Lo ha detto la vice ministra agli Esteri, Marina Sereni unendosi alle condanne di alti esponenti delle Nazioni Unite e di altri governi europei e degli Stati Uniti. “I giornalisti dovrebbero poter lavorare senza dover diventare bersagli”, ha detto il Segretario Generale Antonio Guterres. “I nostri servizi sono sul campo per verificare i fatti”, ha scritto in un tweet l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, chiedendo “la fine dell’impunità”. La morte di Shireen Abu Akleh, secondo il Dipartimento di Stato Usa, “è un affronto alla libera stampa ovunque nel mondo”. Mentre alla Casa Bianca la portavoce Jen Psaki ha definito la reporter uccisa “una leggenda del giornalismo, seguita da chiunque a cui stiano a cuore le sorti della regione”.
L’uccisione della giornalista (51 anni e doppia nazionalità palestinese e americana) – una delle veterane del conflitto, considerata un simbolo dai palestinesi – è avvenuta in circostanze ancora da chiarire durante un’operazione dell’esercito (Idf) nel campo profughi in Cisgiordania, sfociata in scontri a fuoco con i miliziani palestinesi.
“Nell’esprimere il cordoglio per la morte della giornalista, uccisa mentre faceva il suo lavoro – aggiunge – non possiamo che ribadire la preoccupazione per il rischio che anche questo
drammatico episodio possa contribuire ad aumentare le tensioni e le violenze nei Territori Palestinesi e in tutto il Medio Oriente”, ha detto la Sereni confermando l’impegno dell’Italia, espresso anche ieri a Bruxelles in occasione della riunione del Ad Hoc Liason Committee for Palestine, a sostegno della soluzione dei ‘Due Stati’, “unica in grado di garantire pace e
sicurezza per entrambi i popoli israeliano e palestinese”. (@OnuItalia)