ROMA, 29 LUGLIO – “Le sofferenze patite dai migranti in Libia sono intollerabili, e tutto questo dimostra che non è un porto sicuro”: lo ha detto Federico Soda, capo missione Oim in Libia, commentando l’episodio avvenuto al largo del paese africano nel quale la guardia costiera libica ha sparato su un gruppo di migranti uccidendone tre e ferendone almeno 4. “L’utilizzo di una violenza eccessiva ha causato ancora una volta delle morti senza senso, in un contesto caratterizzato da una mancanza di iniziative pratiche volte a cambiare un sistema che spesso non è in grado di assicurare alcun tipo di protezione”.
L’Organizzazione dell’Onu per le migrazioni ha lanciato nuovamente un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale “affinché si agisca con urgenza per fermare i ritorni in Libia di persone vulnerabili”. “È necessario mettere in atto un sistema alternativo perchè le persone soccorse o intercettate in mare siano condotte in porti sicuri – si legge in una nota – Ed è anche necessario che ci sia una maggiore solidarietà tra gli Stati europei e gli Stati mediterranei che si trovano in prima linea”.
In Italia proprio lo scorso 16 luglio aveva fatto molto discutere la decisione del parlamento di continuare a finanziare la guardia costiera libica e il Viminale aveva fatto sapere che è “condivisa l’esigenza di perfezionare la cooperazione tra le forze di polizia, attraverso progetti di formazione, anche al fine di rafforzare le capacità operative nella lotta contro le reti di trafficanti di migranti e la criminalità transnazionale”.
I tre migranti sudanesi sono stati uccisi e gli altri feriti quando la guardia costiera libica ha aperto il fuoco a Khums, a est di Tripoli durante le operazioni di sbarco di migranti che erano stati intercettati in mare e riportati a terra. Secondo la testimonianza del personale OIM che era presente sul posto, “le autorità locali hanno iniziato a sparare nel momento in cui alcuni migranti, scesi da poco a terra, hanno cercato di darsi alla fuga”. I migranti feriti sono stati portati in ospedali della zona, mentre la maggior parte dei sopravvissuti all’incidente è stata trasferita nuovamente in centri di detenzione libici.
Anche l’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha condannato “la tragica perdita di tre vite” umane e ha chiesto “un’indagine urgente” su quanto accaduto a Khums. “Questo incidente sottolinea chiaramente che la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco”, ha denunciato l’inviato speciale dell’Unhcr per il Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel. (@OnuItalia)