NEW YORK, 29 DICEMBRE – Mediterraneo, Libia, immigrazione, Corea del Nord, cambiamento climatico, diritti dell’uomo, difesa dei beni culturali minacciati da guerre, terrorismo e calamita’ naturali: sono le sfide del Consiglio di Sicurezza del 2018 a cui il massimo organo di governo del modo arriva con una “istruttoria” messa a punto grazie all’input dell’Italia. Il 31 dicembre si chiude l’anno di mandato italiano in Consiglio: il testimone passa all’Olanda al giro di boa di quel “seggio diviso” che, sulla scorta di comuni valori, l’allora ministro degli esteri Paolo Gentiloni e il collega olandese Bert Koenders si accordarono nel luglio 2016 per uscire dall’impasse di una votazione “bloccata” in Assemblea Generale. “Con questa proposta vogliamo passare un messaggio di unità di due Paesi Europei e abbiamo preso spunto da una parità perfetta, 95 a 95 nell’ultimo voto” aveva commentato l’allora titolare della Farnesina.
“Un anno straordinario e un onore”, ha twittato la delegazione italiana a fine mandato. “Lotta al traffico delle persone, ai suoi legami con il terrorismo e alla criminalità organizzata, focus sugli spostamenti di massa di popolazioni, le violazioni dei diritti umani, la protezione del patrimonio culturale da distruzioni e contrabbando sono stati al centro della nostra azione”, aveva detto il Rappresentante Permanente Sebastiano Cardi facendo il punto, nel suo ultimo discorso in Consiglio, dell’anno italiano in Consiglio: “Affrontare alla radice le cause delle crisi deve essere la nostra priorità”, aveva detto l’ambasciatore ricordando che proprio in novembre, durante il mese di presidenza italiana, l’Italia aveva organizzato un briefing che aveva messo in evidenza “il collegamento intrinseco tra pace, sicurezza, sviluppo socioeconomico e diritti umani”.
Il mese di presidenza, il cui lavoro era stato impostato fin da gennaio, ha visto la partecipazione del ministro degli esteri Angelino Alfano e del sottosegretario Enzo Amendola. Tra i temi affrontati, c’è stata la protezione dei beni culturali nelle zone di conflitto, per la quale, su input italiano, e’ stata adottata in marzo un’ importante risoluzione che ha introdotto una componente culturale in ogni missione di peacekeeping sul modello dei “caschi blu della cultura” al centro di un accordo pilota del governo italiano e l’UNESCO.
A chiusura di bilancio una occasione di rammarico. In Siria, nonostante gli sforzi di mediazione della presidenza italiana, non e’ stato possibile rinnovare il mandato del meccanismo congiunto Onu/Opac per individuare le responsabilità degli attacchi chimici contro la popolazione civile: la Russia ha messo per tre volte il veto. L’altro dossier difficile è stato quello del nucleare nord-coreano: il più pericoloso al momento, secondo Cardi, per la pace mondiale. L’Italia ha fatto la sua parte attraverso la presidenza del Comitato Sanzioni, contribuendo ad aumentare consapevolezza da parte degli stati membri dell’Onu sulle misure punitive contro Pyongyang e su come applicarle.
Guardando al futuro, l’ambasciatore italiano ha espresso appoggio al pacchetto di riforme del sistema Onu introdotto dal segretario generale Antonio Guterres con l’obiettivo di razionalizzare missioni di pace e management e rendere l’organizzazione mondiale per la pace piu’ efficace, flessibile, trasparente e responsabile. Anche fuori dal Consiglio l’Italia continuerà ad affiancare la delegazione olandese, come del resto gli olandesi hanno fatto nell’anno di mandato italiano, soprattutto sui dossier al centro dell’azione dll’Italia: dalla Libia al Libano, dove oltre mille caschi blu italiani servono sotto le bandiere UNIFIL, alla regione del Sahel.
L’Italia ha aderito all’ONU il 14 dicembre del 1955. Nel corso degli anni ha contribuito con determinazione all’elaborazione delle Risoluzioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza che hanno dato vita a grandi innovazioni sul piano delle norme internazionali. Le campagne in favore della moratoria della pena capitale, quelle per promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e delle bambine (anche attraverso la lotta a pratiche quali le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati), le battaglie contro ogni forma di discriminazione religiosa e in favore della libertà di opinione, sono alcuni dei temi che hanno visto impegnato la diplomazia italiana al Palazzo di Vetro.
Ha inoltre condiviso le responsabilità che derivano dalla sicurezza collettiva: il mandato Consiglio che sta per concludersi e’ il settimo come membro non permanente. Sul fronte del peacekeeping l’Italia partecipa alle operazioni di pace ed e’ il primo Paese Occidentale per numero di caschi blu impegnato in missioni. (@OnuItalia)