FIRENZE, 4 OTTOBRE 2025 – Si è tenuto l’1 ottobre, presso il Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze, l’evento inaugurale della Conferenza Internazionale “Foreste vetuste e antichi alberi: un tesoro di natura, vita e cultura”. Organizzato dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri, il convegno, che il 2 e 3 ottobre si e’ spostato a Vallombrosa, ha costituito un’importante occasione per approfondire il tema delle foreste vetuste sotto il profilo della ricerca accademica e degli interventi istituzionali in materia.
Le foreste vetuste, ecosistemi antichissimi in cui alla trascurabile o nulla presenza antropica fa da contraltare una ricchezza floreale e faunistica unica, rappresentano non soltanto un tesoro naturale da salvaguardare per la sua evidente importanza storica e ambientale, ma anche, grazie ai depositi di carbonio in esse contenute, un fondamentale alleato nella lotta al cambiamento climatico. Alla conferenza sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni, tra i quali il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, la Sindaca di Firenze Sara Funaro e il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, nonché delle forze dell’ordine, dell’accademia e della società civile.
Vicenti ricorda l’impegno UNESCO
Per la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO è intervenuto il Segretario Generale Enrico Vicenti, che ha ricordato l’impegno dell’UNESCO in difesa delle foreste, in particolare delle Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa (sito transnazionale con numerose località in Italia, iscritto alla Lista del Patrimonio Mondiale dal 2007) e in difesa della biodiversità, con i programmi delle Riserve della Biosfera e dei Geoparchi. Nel suo intervento Vicenti ha sottolineato il drammatico impatto del cambiamento climatico sul Patrimonio Mondiale e il ruolo delle foreste protette dall’UNESCO nella lotta all’aumento delle temperature e nella preservazione della biodiversità, grazie alla loro capacità di assorbire fino a 190 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno.
L’Italia prima con la Rete Nazionale dei Boschi Vetusti
A marzo, prima in Italia, ha debuttato ufficialmente la Rete nazionale dei Boschi Vetusti, istituita con decreto Masaf due anni fa, per tutelare gli scrigni di naturalità più belli e più preziosi del patrimonio forestale italiano e per conservarli intatti per i cittadini del futuro. L’Italia è la prima nazione in Europa a creare questa Rete, individuando ad oggi circa 60 boschi pronti per essere iscritti nella Rete Nazionale, con un potenziale di oltre 100 foreste vetuste iscritti entro un anno.
L’Abetina di Rosello
Per boschi vetusti si intendono aree forestali estese per almeno 10 ettari in cui, grazie all’assenza di disturbo antropico da oltre 60 anni, sono presenti tutti gli stadi evolutivi del bosco, dalla fase di rinnovazione (con piantine forestali e alberi giovani) alla senescenza (con alberi maturi, morti in piedi e caduti a terra), con esemplari di notevoli dimensioni ed età, appartenenti a più specie arbore e arbustive autoctone e con un suolo ricco di sostanze organiche. Il Bosco vetusto d’Italia numero 1 è l’Abetina di Rosello su 211 ettari nella Val di Sangro, in provincia di Chieti al confine tra Abruzzo e Molise, con prevalenza di abete bianco associato al tasso, accanto a faggi, cerri, aceri, frassini, tigli, carpini, agrifogli, sorbi e noccioli. Al suo interno si registra il secondo abete bianco più alto d’Italia (59 metri di altezza) e decine di esemplari appartenenti a specie arboree diverse con i requisiti naturalistici per il riconoscimento di alberi monumentali d’Italia. (@OnuItalia)
