ROMA, 16 APRILE – Una sinergia tra mondo accademico e istituzioni internazionali continua a rafforzarsi grazie alla serie di seminari promossa congiuntamente dalla FAO, dal Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università La Sapienza di Roma e dal programma European Master in Official Statistics (EMOS). Avviato nel 2016, il partenariato è giunto alla sua quinta edizione, confermandosi come modello virtuoso di formazione applicata e collaborazione scientifica.
Statistica per il cibo e l’agricoltura
Obiettivo dell’iniziativa: fornire a studenti di statistica strumenti pratici e conoscenze avanzate per comprendere e contribuire alla raccolta, analisi e interpretazione dei dati nel settore agroalimentare. I seminari si sono svolti in modalità ibrida con sessioni teoriche, laboratori pratici e testimonianze dirette di esperti FAO.
“Il corso offre esempi concreti di come i metodi statistici si applicano alla realtà dei dati agricoli e alimentari”, ha spiegato Valérie Bizier, Vicedirettrice della Divisione Statistica della FAO. “Negli anni, questa collaborazione ha portato a stage, volontariati e contributi rilevanti alla ricerca FAO, come la modellazione globale della produzione di legna da ardere o la misurazione dell’agricoltura sostenibile”.
Formazione e partecipazione attiva
Ogni sessione ospita un relatore della FAO e si basa su dati reali dell’Organizzazione, archivi statistici e progetti attivi. L’incontro inaugurale ha visto gli interventi di Valérie Bizier e di Ashley Steel, statistica senior della Divisione Foreste, che ha presentato il quadro generale del corso: “Vogliamo che gli studenti partecipino attivamente e si sentano liberi di porre domande e proporre progetti. Abbiamo condiviso con loro anche un framework per sviluppare lavori usando dati FAO”.
Tra gli argomenti trattati di recente, un seminario ha affrontato le tecniche di disaggregazione statistica per gli indicatori SDG, fondamentali per progettare politiche inclusive e mirate. Attraverso microdati da indagini e modelli di small area estimation, è possibile stimare indicatori per sottogruppi e territori specifici.
“La stima per piccole aree integra dati da censimenti, registri amministrativi, GIS e fonti di big data”, ha spiegato Aida Khalil, della Divisione Statistica FAO. “Così si migliora la precisione anche per popolazioni ridotte”.
Un ponte tra formazione e carriera
L’iniziativa rappresenta un’opportunità preziosa anche per la FAO, che può così avvalersi del confronto con docenti e studenti motivati, e al tempo stesso contribuire a formare nuovi professionisti. “Ogni anno il corso evolve”, ha commentato Ashley Steel. “L’introduzione di temi focalizzati e una lezione introduttiva più ampia sono un segno positivo di crescita”.
Valérie Bizier ha ribadito l’importanza di incoraggiare gli studenti a proseguire in questo percorso: “Spero che molti di loro scelgano di candidarsi per uno stage alla FAO, intraprendere studi avanzati o una carriera nella statistica applicata all’agricoltura”.
Dall’aula all’Organizzazione
Una testimonianza concreta di questa sinergia è quella di Séverine Huille, oggi consulente FAO: “Durante il mio ultimo anno di EMOS alla Sapienza ho trovato uno stage grazie al corso di case studies. Quell’esperienza mi ha aperto gli occhi sulla statistica ufficiale e mi ha insegnato l’importanza del controllo statistico della disclosure. Oggi gestisco un portale open data per l’Organizzazione, e tutto è iniziato lì”.
Il percorso FAO–Sapienza rappresenta dunque un esempio riuscito di come la formazione universitaria possa dialogare con la pratica internazionale, contribuendo alla costruzione di una generazione di statistici preparati e consapevoli del proprio ruolo nel promuovere politiche basate su evidenze e dati affidabili. (@OnuItalia)