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sabato, Aprile 19, 2025

Sudan: catastrofe umanitaria dopo due anni di guerra; agenzie Onu chiedono aiuti e tregua

ROMA, 15 APRILE – Più di 12,4 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in tutto il Sudan – tra cui oltre 3,3 milioni di rifugiati fuggiti nei Paesi vicini – a causa del perdurare della guerra civile, due anni che hanno alimentato carestie, epidemie e il collasso del sistema sanitario.

Con i combattimenti che non accennano a diminuire e l’accesso umanitario estremamente limitato, la crisi in Sudan è diventata una delle più grandi emergenze del mondo, ha avvertito Filippo Grandi Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

”È una pietra miliare molto triste -ha dichiarato Mamadou Dian Balde, direttore regionale dell’UNHCR per l’Africa orientale, che segna due anni dallo scoppio della guerra – Stiamo assistendo a violazioni massicce, sfollamenti massicci e un impatto devastante su milioni di persone”.
La guerra, scoppiata nell’aprile 2023 tra le Forze armate sudanesi (SAF) e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF), ha scatenato una vera e propria catastrofe umanitaria.Più della metà della popolazione – circa 25 milioni di persone – ha bisogno di assistenza e protezione umanitaria, ma la carenza di fondi e l’insicurezza hanno reso vaste aree del Paese irraggiungibili.
Il Piano regionale di risposta ai rifugiati per il 2025, guidato dall’UNHCR e dotato di 1,8 miliardi di dollari, che mirava a sostenere 4,8 milioni di rifugiati e membri delle comunità ospitanti, rimane finanziato solo al 10%, ha dichiarato Balde, mettendo a rischio servizi essenziali come cibo, alloggi, istruzione e assistenza sanitaria.
”Le comunità che hanno pochissimo stanno condividendo quello che hanno con i rifugiati. È una straordinaria dimostrazione di solidarietà” ha aggiunto, esortando la comunità internazionale ad aumentare il sostegno ai più vulnerabili in tutta la regione.
La fame ha raggiunto livelli catastrofici in Sudan, con la carestia confermata in 10 aree e altre 17 a rischio, secondo il Programma Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite.
”Senza assistenza immediata, soprattutto nelle aree a rischio carestia, migliaia di vite sono a rischio”, ha dichiarato Makena Walker, direttore nazionale ad interim del PAM in Sudan.
”Possiamo aumentare il numero di aiuti, ma abbiamo bisogno che tutte le parti garantiscano un accesso sicuro e senza ostacoli ai convogli umanitari”,ha aggiunto.
I bambini rimangono tra i più colpiti
Secondo l’UNICEF le vittime infantili quest’anno sono aumentate dell’83% rispetto all’inizio del 2024. I bambini rischiano anche di subire violenze sessuali e di genere o di essere costretti a entrare nei gruppi armati, oltre ad aver già perso l’istruzione.
Inoltre, si stima che quest’anno 146.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave, con una probabilità di morte fino a 11 volte superiore a quella di un bambino ben nutrito.
La crisi si è trasformata in un’emergenza sanitaria, con oltre 20,3 milioni di persone che hanno urgente bisogno di cure mediche. Colera, morbillo, malaria e dengue si stanno diffondendo rapidamente in due terzi degli Stati del Sudan, con il colera che da solo ha causato oltre 1.500 vittime.
Questa situazione si sta dipanando a fronte di un’infrastruttura sanitaria sull’orlo del collasso: secondo l’OMS, il 38% degli ospedali nelle regioni più colpite non funziona e i restanti sono solo parzialmente operativi.‘Oltre ad essere una crisi di carestia, la situazione umanitaria in Sudan è anche una crisi di protezione e di salute”, ha dichiarato Shible Sahbani, rappresentante dell’OMS nel Paese.
L’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite è determinata a continuare a lavorare per migliorare l’accesso alla salute della popolazione sudanese. Tuttavia, i recenti tagli ai finanziamenti hanno costretto l’OMS a ridurre le operazioni, con potenziali ripercussioni sui servizi sanitari.
Se i finanziamenti non arriveranno, saranno colpiti 4,7 milioni di persone destinatarie di interventi sanitari quest’anno. Anche i servizi di 335 strutture sanitarie dovranno essere ridotti, comprese le cure traumatologiche e di emergenza.
Nonostante le sfide, gli operatori umanitari delle Nazioni Unite e i partner continuano ad impegnarsi per raggiungere le comunità più vulnerabili con assistenza salvavita. Dall’inizio della guerra, il PAM ha fornito cibo e assistenza nutrizionale a oltre 13 milioni di persone. Dal canto suo, l’OMS ha fornito servizi sanitari a oltre un milione di persone, ha curato 75.000 bambini gravemente malnutriti e ha contribuito a vaccinare 11,5 milioni di bambini contro la polio e il morbillo.Ma gli operatori umanitari avvertono che la situazione si sta deteriorando rapidamente, in particolare negli Stati del Darfur e in alcune parti di Khartoum e Al-Jazirah, dove i combattimenti attivi e gli assedi stanno tagliando fuori i civili dall’assistenza.
Balde ha ribadito l’urgente necessità che la comunità internazionale aiuti a mettere a tacere le armi: ”Chiediamo pace, protezione e sostegno continuo – solo così potrà tornare la normalità e i rifugiati potranno tornare a casa”.

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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