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COP28: a Dubai da giovedì il mondo al capezzale del pianeta e a confronto su come salvarlo

DUBAI, 27 NOVEMBRE – Il vertice Onu sul clima, conosciuto come Cop28 – che prenderà il via giovedì a Dubai e durerà fino al 12 dicembre – vedrà la partecipazione di circa 200 leader mondiali, tra cui Papa Francesco e Carlo III d’Inghilterra. Al vertice sarà presente per gli Usa l’inviato speciale per il clima John Kerry ma secondo indiscrezioni riportate dal New York Times potrebbe non intervenire il presidente Joe Biden.
Un appuntamento che molti ormai considerano rituale, e che altri invece ritengono un importante momento di confronto sullo stato dell’arte del nostro pianeta e un cruciale passo verso gli impegni presi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Quest’anno a Dubai i leader valuteranno i progressi compiuti nell’ambito dell’accordo di Parigi e si prevede che discutano anche delle difficoltà di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius (2,7 gradi Fahrenheit) rispetto ai livelli preindustriali. Questa è la soglia oltre la quale, secondo gli scienziati, gli esseri umani avranno difficoltà ad adattarsi all’intensificarsi di incendi, ondate di calore, siccità e tempeste.

Il pianeta si è già riscaldato in media di 1,2 gradi Celsius e, mentre gli Stati Uniti e alcuni altri Paesi hanno ridotto i loro gas serra, le emissioni globali continuano ad aumentare. Secondo gli scienziati, il mondo dovrebbe ridurre le emissioni del 43% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030 per evitare impatti catastrofici derivanti dal cambiamento climatico, ma con gli attuali piani climatici nazionali la riduzione attesa si ferma al 7%.
Il Consiglio Ue il 16 ottobre ha approvato la linea comune che fungerà da posizione negoziale generale per la conferenza. Gli Stati europei hanno sottolineato ”l’importanza di innalzare considerevolmente il livello di ambizione globale affinché l’obiettivo di 1,5º C resti raggiungibile, in linea con l’accordo di Parigi”.
Il Consiglio Ue ha evidenziato ”le opportunità che un’azione ambiziosa per il clima offre per il pianeta, l’economia globale e le persone, e l’importanza di garantire una transizione giusta, che non lasci indietro nessuno, verso economie e società sostenibili, resilienti ai cambiamenti climatici e climaticamente neutre”.

Purtroppo il recente rapporto delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico evidenzia che i piani nazionali di azione sul clima rimangono insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Nonostante sforzi intensificati da parte di alcuni Paesi, il documento indica che è necessaria un’azione molto più incisiva ora per modificare ulteriormente la traiettoria delle emissioni globali verso il basso. Il Segretario esecutivo dell’UN Climate Change, Simon Stiell, ha commentato il rapporto, sottolineando che i governi stanno facendo poco per evitare la crisi climatica. Ha ribadito l’importanza della COP28 a Dubai, indicandola come un punto di svolta, dove i governi dovranno trovare soluzioni concrete e iniziare a mostrare come attuarle.
Il rapporto indica anche che la conclusione del Global Stocktake (il meccanismo di revisione previsto dell’Accordo di Parigi, che valuta ogni 5 anni i progressi compiuti e quanto ancora c’è da fare per il raggiungimento degli obiettivi) alla COP28 è cruciale per permettere alle nazioni di intensificare gli sforzi in tutte le aree e raggiungere gli obiettivi dell’Accordo. Il Global Stocktake servirà a definire una serie di piani d’azione climatica nell’ambito dell’Accordo di Parigi, noti come contributi determinati a livello nazionale o ‘NDC’, che dovranno essere presentati entro il 2025. Secondo Stiell, il rapporto sul Global stocktake di quest’anno mostra chiaramente che il progresso è troppo lento. Tuttavia, evidenzia anche la vasta gamma di strumenti e soluzioni proposti dai Paesi.
Gli ultimi studi scientifici del Panel Intergovernativo sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite indicano che le emissioni di gas serra devono essere ridotte del 43% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2019.
Lo UN Climate Change ha analizzato gli NDC di 195 Paesi dell’Accordo di Parigi, compresi 20 nuovi. Il rapporto mostra che, sebbene le emissioni non aumentino dopo il 2030 rispetto ai livelli del 2019, non stanno mostrando il rapido declino necessario in questo decennio. Se gli attuali NDC venissero attuati, gli impegni aumenterebbero le emissioni di circa l’8,8%, rispetto ai livelli del 2010. Questo rappresenta un miglioramento marginale rispetto alla valutazione dell’anno scorso, che aveva previsto un aumento delle emissioni del 10,6% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2010.
Sultan Al Jaber, il discusso Presidente della COP28, ha commentato il rapporto di sintesi sui piani climatici nazionali, sottolineando la necessità di agire con maggiore ambizione e urgenza per raggiungere gli obiettivi di Parigi. Secondo Al Jaber la COP28 deve rappresentare un punto di svolta storico, affinché tutti possano impegnarsi a incrementare il loro sforzo e lavorare insieme per ottenere risultati che mantengano l’obiettivo di 1,5°C alla portata, senza lasciare nessuno indietro.

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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