ROMA, 28 MARZO – Grande attesa per il responso ufficiale sulla proposta di candidatura a patrimonio immateriale per il caffè espresso italiano, una delle bevande più popolari che ha sviluppato una storia secolare: domani il dossier ‘Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli’, sarà esaminato dalla Commissione Nazionale Italiana Unesco che dovrà formalmente decidere se inviarlo a Parigi per ottenere la prestigiosa iscrizione del sito entro il 2022.
Il vista del’appuntamento è partita in tutta Italia la sottoscrizione pubblica che ha visto tanti cittadini, compresi molti turisti stranieri, apporre la propria firma alla raccolta davanti ai bar e i caffè della penisola.
Un percorso tecnico impegnativo fa sapere il ministero delle Politiche agricole, che ha presentato tutta la documentazione per l’esame finale: le regole Unesco infatti prevedono che verrà preso in considerazione solamente il dossier che evidenzierà il rito e la convivialità; l’Agenzia dell’Onu, infatti, non tiene conto degli aspetti commerciali, imprenditoriali o produttivi ma solo dell’aspetto antropologico legato appunto alla tradizione e al “culto”. La candidatura scaturisce dall’unione di due precedenti dossier: ‘Il Rito e l’Arte del Caffè Espresso Italiano’, voluto dal Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, e ‘La Cultura del Caffè Napoletano fra Rito e Socialità’ proposto dalla Comunità napoletana con il supporto dalla Regione Campania.
E così l’Italia ha fatto sintesi e le undici comunità emblematiche del caffè, Torino, Milano, Venezia, Trieste, Bologna, Roma, Napoli, Lecce, Pescara, Palermo e Modica hanno sottoscritto la Carta dei Valori del Rito dell’Espresso italiano che elenca i valori degni di essere condivisi con l’intera umanità. Un’iniziativa accompagnata dalla raccolta di firme. Un risultato molto atteso che si andrebbe a sommare ai molti tesori enogastronomici italiani già iscritti al sito, dall’arte italiana della ricerca del tartufo (2021), alla Dieta mediterranea (2010), all’arte dei pizzaiuoli napoletani (2017). Di fatto la pausa caffè scandisce lo stile di vita degli italiani che ne consumano, secondo le stime della Coldiretti, 30 milioni di tazzine al giorno tra bar, ristoranti e locali pubblici.
Si tratta di un rito conviviale al tavolo o al banco, che ha spesso per cornice locali storici. Fino a momenti di solidarietà, come si usa a Napoli col caffè sospeso offerto a sconosciuti avventori in difficoltà ma anche come gesto di cortesia.
“Riconosciamo il valore della tazzina a tutte le latitudini del nostro Paese, uno di quei momenti importanti per l’Italia perché riusciamo a far capire quali sono le nostre eccellenze e proporle alle comunità internazionali con serietà e credibilità”, ha detto il
ministro Stefano Patuanelli, intervenuto alla presentazione della Giornata del caffè, insieme con il sottosegretario Gianmarco Centinaio, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e al comico Lino Banfi. “L’Italia è riuscita a fare sintesi – ha detto Centinaio – lasciando forse per strada un pezzo delle peculiarità di ciascuno ma per unire il Paese”. Un risultato molto atteso dal presidente De Luca perché “il riconoscimento del caffè completerebbe per la Regione Campania il trittico con la dieta mediterranea e la pizza“. “Ho seguito il dossier e ho avuto numerosi confronti a livello governativo. L’idea di candidare il nostro caffè a patrimonio dell’umanità è una consacrazione della tradizione, dell’identità e della storia veneta”, ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.