PARIGI, 20 NOVEMBRE – Il comitato degli esperti mondiali dell’UNESCO ha dato luce verde alla candidatura della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” nella Lista del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanita’. Il via libera era atteso dai numerosi territori tartufigeni italiani, dal Piemonte alla Lombardia e Liguria,Toscana e Emilia Romagna, dall’Umbria alle Marche, insieme a Molise, Abruzzo, Lazio, Campania, la Murgia, Calabria fino alla Sicilia e il tavoliere cagliaritano in Sardegna, dove questa pratica tradizionale del mondo rurale attiva un turismo destagionalizzato e una ristorazione capace di attirare turisti internazionali del gusto.
La decisione finale verrà presa dal 13 al 18 dicembre. La candidatura era stata formalmente avviata dal ministero dei Beni Culturali, a firma dell’attuale ministro Dario Franceschini, nel marzo 2020, per valorizzare un patrimonio che da secoli caratterizza la vita rurale di ampie porzioni del territorio italiano. La pratica riunisce conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, ed enfatizza inoltre il rapporto tra uomo e animale, riunendo le abilità del tartufaio e quelle del suo cane. Si tratta di una tradizione secolare, tramandata oralmente per secoli attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale, tutela del territorio e alta cucina.
Strumenti di questa attività sono il cosiddetto vanghetto o zappino ma soprattutto il fiuto del cane, tipicamente un lagotto, appositamente addestrato per la cerca. La pratica, contando gli associati nella Federazione nazionale Associazioni Tartufai Italiani (Fnati), singole associazioni e l’associazione nazionale Città del Tartufo (Anct), annovera circa 80mila liberi cercatori e cavatori.
Oggi le specie commestibili in Italia sono nove, e territori come le Marche vedono attività di raccolta in ogni stagione. Per Coldiretti, “la candidatura è un passo importante per difendere un sistema segnato da uno speciale rapporto che sviluppa un business che si stima in oltre mezzo miliardo di euro”. L’attuale annata è tra le più scarse e per questo il prezzo medio del tartufo bianco ha quotazioni record, sfiorando i 450 euro all’etto al borsino del tartufo di Alba, dove è in corso una rinomata Fiera, mentre l’anno scorso e’ stato in corsa per gli Oscar “Truffle Hunters”, dei documentaristi americani Michael Dweck e Gregory Kershaw e Luca Guadagnino nella produzione, ha portato gli spettatori a conoscere un gruppo sempre piu’ piccolo di anziani piemontesi che, con i loro fedeli cani – Birba, Fiona, Titina, Ettore – cercano nelle foreste segrete delle Langhe l’ingrediente culinario piu’ costoso del mondo, il tartufo bianco d’Alba. (ANSA).