ROMA, 4 GENNAIO – Il 2021 si apre con due importanti notizie che riguardano la pena di morte e in generale i diritti umani. Cominciando da ‘quella buona’ si è appreso che il Kazakhstan ha abolito la pena capitale. Il Paese centroasiatico ha infatti ratificato il Secondo Protocollo Facoltativo al Patto Internazionale per i Diritti Civili e Politici, come dichiarato dalla Presidenza della Repubblica, dopo l’adesione allo stesso trattato nel settembre scorso.
Il passo decisivo verso il rispetto per la vita segue una moratoria di fatto inaugurata nel 2003, che comunque non aveva impedito l’emissione di nuove condanne capitali per crimini eccezionali, che da ora saranno convertite in ergastolo.
La notizia è stata commentata molto positivamente dalla Comunità di Sant’Egidio che fin dal 2006 aveva accompagnato il Kazakistan in questo cammino, ormai irreversibile, verso l’eliminazione completa della pena di morte attraverso incontri internazionali su tematiche relative alla giustizia e alla pace cui lo stesso attuale Presidente della Repubblica, Kassym Jomart Tokayev aveva preso parte.
In particolare la Comunità ricorda l’inesauribile impegno quasi ventennale di Tamara Chikunova e della sua associazione ”Madri contro la Pena di Morte e la Tortura” per l’abolizione della pena capitale in tutta l’area centroasiatica ex sovietica: a cominciare dal suo paese, l‘Uzbekistan, dove ha contribuito grandemente all’abolizione della pena di morte nel 2008, ha esteso nei paesi limitrofi una corrente abolizionista che ha riscontrato successo nell’intera regione, fino alla Mongolia.
Gli Stati Uniti ci forniscono invece un nuovo dispiacere sullo stesso tema. Una Corte d’appello americana ha dato infatti il via libera all’esecuzione di Lisa Montgomery, l’unica donna attualmente nel braccio della morte nel Paese: l’applicazione della condanna è prevista per il 12 gennaio. Alla donna era stata inflitta la pena capitale per un reato cruento: aveva strangolato nel 2004 una donna incinta ed estratto il feto dal suo corpo, che poi aveva rapito.
Secondo quanto riportano i media internazionali, l’esecuzione era stata fissata originariamente per il mese scorso, ma poi era stata sospesa dopo che uno degli avvocati della donna si era ammalato di Covid. Il dipartimento di Giustizia ha poi fissato la nuova data al 12 gennaio.