ROMA, 28 OTTOBRE – L’organizzazione umanitaria INTERSOS fa il punto sulla situazione in Yemen, descritta come la più grave emergenza umanitaria in corso. INTERSOS lavora in Yemen dal 2008, fornendo aiuti umanitari alla popolazione locale e alle migliaia di rifugiati, richiedenti asilo e migranti provenienti principalmente dal Corno d’Africa.
La guerra in Yemen affligge da oltre quattro anni 28 milioni di persone, l’80% delle quali ha immediato bisogno di assistenza umanitaria. I combattimenti indiscriminati hanno causato 3,3 milioni di sfollati interni, il 76% dei quali sono donne e bambini. Un numero che si prevede possa aumentare fino a 3,9 milioni entro la fine del 2019.
Inoltre oggi più che mai lo Yemen rischia la carestia. Un totale di 15,9 milioni di persone, oltre il 50% della popolazione, vive in stato di grave insicurezza alimentare nonostante l’assistenza umanitaria in corso, da parte di numerose organizzazioni. Secondo le stime attuali un quarto di milione di persone vive in condizioni di miseria, 7 milioni di persone sono malnutrite, di cui 2 milioni di bambini e oltre 1 milione di donne in gravidanza e in allattamento. 400.000 bambini di età inferiore ai cinque anni soffrono di malnutrizione acuta grave (MAS) e circa 85.000 minori potrebbero essere già morti dall’inizio del conflitto.
Su terreno, afferma INTERSOS la parziale distruzione del porto di Hudayda nella porzione di territorio controllata dagli Houti, gli scontri per il controllo delle vie di comunicazione, la congestione del porto di Aden e, infine, le restrizioni ai movimenti di entrambe le parti hanno contribuito ad aumentare le già esponenziali esigenze umanitarie.
Il conflitto ha avuto una nuova escalation nei mesi di agosto e settembre di quest’anno, quando, sia nel nord che sud del paese, si sono susseguiti una serie di bombardamenti aerei da parte della coalizione guidata dai sauditi, attacchi che hanno colpito, tra l’altro, un ex collegio della comunità recentemente riabilitato come struttura di detenzione nella città di Dhamar. Secondo quanto riferito, questi attacchi hanno portato alla morte di oltre 100 persone, con molti altri feriti.
Quest’ultimo incidente, sottolinea INTERSOS insieme alle altre organizzazioni umanitarie internazionali presenti nel Paese, dimostra ancora una volta il totale disprezzo per la vita dei civili, indifferenza costantemente dimostrata da entrambe le parti in conflitto. Le vittime dell’attacco contro la struttura di Dhamar erano detenuti e non combattenti militari e, come tali, civili che avrebbero dovuto essere protetti dai drammi del conflitto, così come previsto dal diritto internazionale umanitario.
Un nuovo focolaio di crisi si è acceso al Sud, con il conflitto tra il Consiglio di transizione meridionale (STC) e l’IRG (acronimo per Governo Internazionalmente riconosciuto), scaturito in una battaglia finalizzata al controllo del palazzo presidenziale e delle posizioni militari nella città di Aden e delle zone ad essa periferiche. Conflitto ulteriormente aggravato dallo sfollamento di diecimila persone in fuga dalle frontiere nel nord (soprattutto Hudaida e Taiz) ed esposte a nuove violenze.
INTERSOS conclude affermando che la risposta delle organizzazioni umanitarie nell’area all’aggravarsi della situazione è diventata sempre più complessa per via della difficoltà di movimento per il personale nelle aree colpite, ma nonostante questo, INTERSOS ha mantenuto il suo lavoro e la sua presenza.