NEW YORK, 6 FEBBRAIO – Nysia, 14 anni, Stati Uniti; Ly, 15 anni, Burkina Faso; Eman, 15 anni, Egitto: sono tre volti tra almeno 200 milioni, le donne e bambine vittima delle mutilazioni genitali femminili. Le loro foto, e quelle di altre donne e ragazze scattate da 19 fotografi tra cui alcuni italiani, sono al centro di una mostra di UNFPA e dell’organizzazione Dysturb al Palazzo di Vetro co-sponsorizzata da Unione Europea, Finlandia, Germania, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Svizzera e Regno Unito.
68 milioni di bambine e adolescenti sono a rischio, come ricorda il titolo della mostra. Intervenendo al taglio del nastro, la Rappresentante permanente Mariangela Zappia ha ricordato che l’Italia e’ stata in prima fila nel negoziato per l’adozione di importanti risoluzioni, non solo a New York ma anche a Ginevra nel Consiglio per i Diritti Umani nel giugno 2018. “Sul fronte nazionale, nel 2006 il Parlamento italiano ha approvato nel 2006 una legge comprensiva per la prevenzione il bando: un provvedimento che viene considerato una best practice a livello internazionale”.
Secondo la Zappia d’altro canto, il cambiamento deve essere il risultato di una serie di fattori cumulativi ma soprattutto dalla consapevolezza da parte delle donne dei loro diritti, “che hanno il diritto di dire no perche’ sono padrone del proprio corpo”. La volontà politica deve essere affiancata dall’azione dell societa’ civile. Senza l’azione delle Ong italiane e straniere non saremmo arrivati a questo punto”, ha detto la Zappia. Al taglio del nastro e’ intervenuta anche Aissata Camara, sopravvissuta al “taglio” quando era bambina in Africa: “Por fine alle mutilazioni genitali significa anche dire la verità. E la verità e’ che avvengono sia in paesi in via di sviluppo che in paesi sviluppati come gli Stati Uniti”. O come in Italia, dove
la pratica e’ vietata per legge ma dove non si può escludere il rischio di casi clandestini, di cui si viene a conoscenza solo perché necessitano di ricoveri. Sono 30-40mila le bimbe a rischio, perché c’è uno ‘zoccolo duro’ che proviene da Paesi con una forte tradizione in questo senso.
La mostra al Palazzo di Vetro raccoglie il lavoro di 19 fotografi tra cui gli italiani Giacomo Pirozzi, Simona Ghizzoni, Laura Salvinelli. Le immagini, grazie a una partnership tra l’organizzazione Dysturb e UNFPA, saranno affisse come murali in vari punti della città’ di New York. (@OnuItalia)