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È tempo di mettere il fico d’India nel menu, la Fao lancia una nuova risorsa preziosa

ROMA, 1 DICEMBRE – C’è una pianta finora sottovalutata ma che potrebbe rappresentare una risorsa preziosa, in particolare per l’alimentazione e per il foraggio del bestiame nelle zone aride: è il fico d’India e la FAO ha riunito esperti della resistente pianta per condividere le proprie conoscenze nel tentativo di aiutare gli agricoltori e i responsabili politici a fare un uso più strategico ed efficiente di una risorsa naturale troppo spesso data per scontata.

Durante la recente siccità nel sud del Madagascar,  ad esempio, il cactus si è rivelato una fonte cruciale di cibo, foraggio e acqua per la popolazione locale e gli animali. La stessa zona aveva sofferto di una grave carestia anche in seguito allo sradicamento della pianta, che alcuni consideravano una specie invasiva e senza valore, ma poi è stata rapidamente reintrodotta. fico d'India

Mentre la maggior parte dei cactus non sono commestibili, la specie Opuntia ha molto da offrire, specialmente se trattata come una coltura piuttosto che come erbaccia. Oggi la sottospecie Opuntia ficus-indica di origine agricola – le cui spine sono scomparse ma tornano dopo eventi di stress – è naturalizzata in 26 paesi oltre la sua origine nativa. La sua tenace persistenza lo rende un alimento utile come ultima ancora di salvataggio e parte integrante di sistemi agricoli e zootecnici sostenibili.  Per diffondere la conoscenza su come gestire efficacemente il fico d’india, la FAO e l’ICARDA  (il Centro internazionale per la ricerca agricola nelle aree aride) hanno lanciato lo studio Crop Ecology, Cultivation and Uses of Cactus Pear, un libro con informazioni aggiornate sulle risorse genetiche della pianta, sui suoi tratti fisiologici, su quali suoli preferisce e sulla vulnerabilità ai parassiti. Il nuovo libro offre anche suggerimenti su come sfruttare le qualità culinarie della pianta com’è stato fatto per secoli in Messico, suo paese nativo ed è ora una tradizione gastronomica ben radicata in Sicilia.

“I cambiamenti climatici e i crescenti rischi di siccità sono motivi validi per aggiornare gli umili cactus allo stato di raccolti essenziali in molte aree“, ha affermato Hans Dreyer, Direttore della Divisione Produzione e Protezione delle Piante della FAO.
La coltivazione di fichi d’india sta lentamente prendendo piede, sostenuta dal crescente bisogno di piante resistenti alla siccità, a suoli degradati e a temperature più elevate. Ha una lunga tradizione nel suo Messico nativo, dove il consumo annuale pro capite di nopalitos – le gustose pale giovani, note come cladodi – è di circa 6,4 chilogrammi. Le opuntie sono coltivate in piccole fattorie e raccolte in natura su oltre 3 milioni di ettari, e sono sempre più coltivate usando tecniche di irrigazione a goccia nelle piccole fattorie come coltura primaria o supplementare. Oggi il Brasile ospita più di 500.000 ettari di piantagioni di cactus per fornire foraggio. La pianta è anche comunemente coltivata nelle fattorie del Nord Africa e la regione del Tigrai in Etiopia ne ha coltivati circa 360.000 ettari di cui la metà non spontanei. fao

Il potenziale come cibo e foraggio

La capacità del fico d’india di prosperare in climi aridi e secchi lo rende un elemento importante nella sicurezza alimentare. Oltre a fornire cibo, il cactus immagazzina acqua nelle pale, fornendo così un pozzo botanico che può fornire fino a 180 tonnellate di acqua per ettaro, sufficienti a sostenere cinque mucche adulte, un aumento sostanziale rispetto alla produttività tipica del pascolo. In tempi di siccità, il tasso di sopravvivenza del bestiame è stato molto più alto nelle fattorie con piantagioni di cactus.
Vari capitoli del libro esplorano il potenziale della coltivazione dei cactus, e riportano che in Tunisia i raccolti di orzo sono aumentati quando il cactus viene coltivato insieme come coltura per il miglioramento del suolo, presentando una ricerca preliminare che suggerisce che includendo i cactus nelle diete dei ruminanti si riduce la metanogenesi, contribuendo così a ridurre le emissioni di gas serra.
Le rese di Opuntia coltivate commercialmente variano molto a seconda del luogo, del cultivar e della tecnica di coltivazione. La raccolta di oltre 20 tonnellate di frutta per ettaro è comune in Israele, in Italia e, dove l’irrigazione viene utilizzata, in Messico – sono stati segnalati alcuni casi di rendimenti di 50 tonnellate – ma la produzione è inferiore nella maggior parte delle zone aride e dipendenti dalle precipitazioni. Il trucco biologico del fico d’india è un particolare tipo di fotosintesi – il metabolismo dell’acido crassulaceano – che permette loro di prendere l’acqua durante la notte. Tuttavia, ci sono dei limiti. La temperatura sotto lo zero provoca danni irreversibili alle pale e ai frutti. E mentre l’O. ficus-indica di solito sopravvive all’esposizione a temperature fino a 66 gradi la sua fotosintesi inizia a rallentare oltre i 30 gradi, motivo per cui non se ne trovano molti nei deserti del Sahel o del Mojave.

(@novellatop, 1 dicembre  2017)

Maria Novella Topi
Maria Novella Topihttps://onuitalia.com
Maria Novella Topi è stata a lungo capo servizio della Redazione Esteri dell'Ansa. Tra le sue missioni l'Albania (di cui ha seguito per l'agenzia la caduta del comunismo e le successive rivolte), l'Iraq e la Libia. Ha lavorato per lunghi periodi nell'ufficio di corrispondenza di Parigi. Collabora da Roma a OnuItalia.

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