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venerdì, Novembre 7, 2025

Maternita’ surrogata: all’ONU l’Italia chiede un bando universale

NEW YORK, 8 OTTOBRE 2025 – L’Italia ha chiesto all’Onu il bando universale della maternita’ surrogata in quanto rappresenta “una pratica intrinsecamente legata a sfruttamento e violenza contro donne e bambini”. A prendere la parola al Palazzo di Vetro è stata la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, intervenuta in occasione di un evento collaterale organizzato dalla Missione Italiana sul rapporto della relatrice speciale dell’ONU sulla violenza contro le donne e le ragazze, Reem Alsalem.

Roccella ha ringraziato le organizzazioni della società civile e la relatrice speciale per l’impegno nel far emergere i profili di violenza legati alla surrogazione: “La separazione di un bambino dalla madre biologica non è un atto tecnico di un contratto, ma una ferita profonda che colpisce la dignità umana. Riduce la maternità a una transazione commerciale e trasforma le donne in strumenti”.

Primo evento sul tema al Palazzo di Vetro

È la prima volta che la questione della maternità surrogata viene discussa in un side event dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il rapporto di Alsalem, ha sottolineato la ministra, mette in luce sia le difficoltà psicologiche delle madri surrogate, costrette a rinunciare ai figli, sia le sofferenze identitarie dei bambini nati da questa pratica. Per Roccella, “la dignità non è solo un diritto personale, ma un valore universale, non negoziabile, che appartiene a ogni essere umano”.

La normativa italiana

Ripercorrendo la posizione italiana, Roccella ha ricordato che dal 2004 la legge vieta esplicitamente la gestazione per altri in Italia, prevedendo pene severe per chi la organizza o la promuove. Con la riforma del 2024, il divieto è stato esteso anche ai cittadini italiani che ricorrono alla surrogazione all’estero, introducendo così il reato universale. “Non esiste surrogazione altruistica – ha ribadito la ministra – ogni forma implica la riduzione del corpo femminile a incubatrice”.

Roccella ha poi auspicato che le convenzioni internazionali sui diritti di donne e bambini vengano aggiornate per includere esplicitamente la surrogazione tra le pratiche lesive della dignità. Parallelamente, ha sottolineato che l’Italia garantisce comunque la tutela dei minori già nati attraverso l’adozione in casi particolari, per evitare che crescano senza un contesto familiare.

Concludendo, Roccella ha citato Papa Francesco: “Un bambino è sempre un dono, mai l’oggetto di un contratto”. Ha poi collegato la battaglia contro la maternità surrogata al tema più ampio della pace: “Non può esserci pace duratura dove la dignità delle donne è violata e i bambini sono trattati come merce. La comunità internazionale ha la responsabilità di adottare un bando universale”.

L’intervento di Rocella si inserisce in un dibattito che vede l’Italia in prima linea per promuovere una normativa internazionale in cui la surrogazione sia dichiarata incompatibile con i diritti umani fondamentali. Sulla stessa linea la relatrice speciale Alsalem che ha definito l’iniziativa “un passo atteso da tempo” e ringraziato l’Italia per la leadership mostrata, e in particolare la ministra Eugenia Roccella, per il suo impegno personale a favore dell’abolizione della pratica.

Alsalem, ‘surrrogazione e’ violenza’

Alsalem ha sottolineato come la surrogazione rappresenti una forma di violenza e sfruttamento su larga scala che colpisce in modo sproporzionato le donne e i bambini, soprattutto le più vulnerabili: “Le madri surrogate e i figli che nascono da queste pratiche sono i soggetti con meno potere in questa equazione”.

Nel suo intervento Alsalem ha negato alcuni dei principali argomenti usati per legittimare l”utero in affitto’: l’idea che sia un atto altruistico, una libera scelta, o un diritto collegato alla vita familiare. “Non esiste alcun diritto internazionale ad avere un figlio”, ha ricordato, aggiungendo che il consenso non può essere invocato quando si è di fronte a situazioni di abuso ed evidente disparità di potere.

Alsalem ha denunciato anche la natura dei contratti di surrogazione, che spesso privano le donne della libertà di scelta medica, impongono aborti su richiesta dei genitori committenti, limitano i movimenti e violano la riservatezza delle informazioni sanitarie. «Queste clausole mostrano quanto l’autonomia corporea sia in realtà illusoria», ha osservato.

La relatrice speciale ha inoltre richiamato l’attenzione sul ruolo dei media, che “abbelliscono e normalizzano” la surrogazione, raramente raccontando le storie di abusi, e sugli enormi interessi economici globali: il mercato della surrogazione valeva quasi 15 miliardi di dollari nel 2023 e potrebbe raggiungere i 100 miliardi entro il 2033.

Un modello abolizionista

Per Alsalem, la risposta deve essere netta: un modello abolizionista, simile a quello adottato in alcuni Paesi nordici contro la prostituzione. Ciò significherebbe penalizzare chi commissiona e trae profitto dalla surrogazione – genitori committenti, cliniche e intermediari – ma non le madri surrogate, considerate vittime da tutelare e sostenere, con accesso alla giustizia, a compensazioni e a percorsi di emancipazione economica.

Infine, la relatrice ha ribadito che il benessere dei bambini deve restare centrale: la genitorialità legale dovrebbe spettare alla donna che partorisce, con eventuali trasferimenti di custodia regolati come un’adozione, con tutte le garanzie del caso: “I bambini hanno diritto a un’identità, a cure, a sapere da dove provengono. Non possono essere trattati come merci”.

Alsalem, che venerdi’ presentera’ il suo rapporto all’Assemblea generale, ha concluso invitando gli Stati a fare della lotta alla surrogazione una priorità globale di diritti umani e a costruire un fronte comune per arrivare al bando internazionale: “È una battaglia difficile, ma necessaria. La dignità di donne e bambini non è negoziabile”.

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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