NEW YORK, 7 OTTOBRE 2025 – Eugenia Roccella porta all’Onu l’esempio dell’Italia sull’utero in affitto. La ministra per la Famiglia, la Natalita’ e le Pari Opportunita’ e’ in questi giorni al Palazzo di Vetro dove oggi ha incontrato la relatrice speciale Onu contro la violenza sulle donne, Reem Alsalem. La missione, nell’ambito dell’80/ma sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu, ha come focus specifico “la lotta all’utero in affitto, oggetto del rapporto della Alsalem che qualifica la maternità surrogata come una forma di violenza nei confronti delle donne”.
Roccella parteciperà, l’8 ottobre, all’evento di alto livello promosso ed organizzato dall’Italia sul tema “Surrogacy as a Form of Violence against Women and Girls – Need for Global Action” ed interverrà il 10 ottobre alla sessione di dialogo interattivo prevista presso l’Assemblea Generale in occasione della presentazione del rapporto annuale della relatrice Alsalem, all’interno del quale l’Italia è citata fra l’altro per la recente norma che ha reso il reato di utero in affitto perseguibile per i cittadini italiani anche se commesso all’estero.
“Anche l’Onu ha riconosciuto che l’utero in affitto è una grave violazione della dignità delle donne e dei diritti dei bambini”, ha detto la ministra: “La nuova legge ha posto l’Italia all’avanguardia mondiale della battaglia per i diritti delle persone, e sono qui a New York per portare la testimonianza e il sostegno del nostro governo e promuovere un’alleanza internazionale contro questa abominevole pratica”.
In Italia dal 2024 la maternita’ surrogata e’ reato universale: se cittadini italiani ricorrono alla gestazione per altri all’estero, anche in paesi dove è consentita, possono essere perseguiti con le sanzioni previste dall’art. 12, comma 6 della legge 40/2004 che vieta qualsiasi forma di surrogazione di maternità (oltre alla commercializzazione di gameti o embrioni). In altre parole, non è più possibile aggirare il divieto recandosi all’estero: la legge italiana si estende anche “beyond borders”. Le pene restano quelle già previste dall’art. 12, comma 6: da 3 mesi a 2 anni di reclusione e multa tra 600.000 e 1 milione di euro. (@OnuItalia)
