LONDRA, 21 AGOSTO – Ventuno Paesi tra cui l’Italia hanno firmato una dichiarazione congiunta che definisce “inaccettabile e una violazione del diritto internazionale” l’approvazione da parte di Israele del progetto di insediamento E1 in Cisgiordania.
Meloni, a rischio la soluzione dei due Stati
“Condanniamo questa decisione e ne chiediamo l’immediata revoca con la massima fermezza”, si legge nella dichiarazione firmata per l’Italia dal Ministro degli Esteri Antonio Tajani. La premier Giorgia Meloni ha motivato l’adesione: “La decisione di autorizzare nuovi insediamenti in Cisgiordania è contraria al diritto internazionale e rischia di compromettere definitivamente la soluzione dei due Stati e, in generale, una prospettiva politica per giungere a una pace giusta e duratura”. Meloni ha aggiunto che “l’Italia segue con profonda preoccupazione gli sviluppi recenti relativi alle decisioni assunte dal Governo israeliano in merito alla situazione nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania e riafferma con fermezza il proprio impegno a favore della pace, della sicurezza e del rispetto del diritto internazionale”.
Hanno firmato la dichiarazione congiunta dei 21 Stati, oltre all’italiano Tajani, i Ministri degli Esteri di Australia, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Islanda, Giappone, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza. In una inversione di rotta rispetto al passato, gli Stati Uniti hanno invece dato l’avallo al piano di Israele.
“Condanniamo questa decisione e ne chiediamo l’immediata revoca. Il Ministro israeliano Bezalel Smotrich ha dichiarato che tale piano renderà impossibile una soluzione a due Stati, dividendo qualsiasi Stato palestinese e limitando l’accesso palestinese a Gerusalemme. Questo non porta alcun beneficio al popolo israeliano; al contrario, rischia di compromettere la sicurezza e alimenta ulteriore violenza e instabilità, allontanandoci ancora di più dalla pace”, si legge nel testo in cui si sollecita “con urgenza” il governo di Israele a ritirare questo piano.
“Le azioni unilaterali del Governo israeliano minano il nostro desiderio collettivo di sicurezza e prosperità in Medio Oriente. Il Governo israeliano deve cessare la costruzione di insediamenti in conformità con la Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e rimuovere le restrizioni imposte alle finanze dell’Autorità Palestinese”, conclude la dichiarazione a.
Cos’e’ l’insediamento E1
L’insediamento E1 e’ un’area di espansione pianificata da Israele di oltre novemila case in un corridoio collinare strategico di circa 12 km² che collega Gerusalemme Est all’insediamento di Ma’ale Adumim, uno dei più grandi blocchi di colonie israeliane in Cisgiordania. L’area è attualmente per lo più non edificata, ma da anni (dai tempi del governo Rabin) Israele ha piani per urbanizzarla e ogni volta che questi piani vengono rilanciati scoppia una crisi diplomatica: E1 resta dunque una pedina negoziale, simbolo della contrapposizione tra sicurezza israeliana e aspirazioni statali palestinesi.
Per Israele, E1 è strategico per garantire una cintura di sicurezza intorno a Gerusalemme. Per i palestinesi e gran parte della comunità internazionale, il piano rappresenta una minaccia grave alla creazione di uno Stato palestinese contiguo in quanto separerebbe fisicamente la Cisgiordania nord da quella sud, rendendo molto difficile la continuità territoriale di un futuro Stato palestinese con capitale a Gerusalemme Est. (@OnuItalia).
