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venerdì, Luglio 26, 2024

Rifugiati e migranti: Cuamm in Puglia e Mozambico tra buone pratiche OMS

PADOVA, 16 MARZO – È pubblico il rapporto redatto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla salute di rifugiati e migranti “Promoting the health of refugees and migrants”, un compendio di 49 buone pratiche individuate dall’Health and Migration Programme tra cui figurano anche due interventi realizzati da Medici con l’Africa Cuamm in Italia e in Africa, rispettivamente nelle provincie di Foggia e Bari e in quella di Cabo Delgado, nel nord del Mozambico.

«Il nostro scopo è di mostrare modelli positivi, evidenziando esempi di lavoro integrato e innovativo a livello paese per migliorare la salute dei rifugiati e dei migranti anche nell’ottica di progredire verso gli obiettivi nazionali, regionali e globali includendo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, il Patto mondiale per una migrazione sicura, ordinata e regolare e il Patto mondiale per i rifugiati» sottolinea il Dott. Santino Severoni, Direttore del Programma Globale di Salute e Migrazione.

L’analisi è stata condotta con lo scopo di dare risalto e merito a modelli virtuosi adottati in tutto il mondo, in paesi a risorse limitate come in quelli di medio e alto reddito dove, attraverso interventi integrati e con il coinvolgimento di governi e attori esterni, è risultato possibile sviluppare politiche e programmi di successo volti a garantire a migranti e rifugiati accesso alle cure sanitarie.

«Vedere il nome del Cuamm tra i 49 modelli virtuosi individuati dall’Oms a livello mondiale per la promozione della salute di migranti e rifugiati ci rende umilmente fieri. Siamo consapevoli dei limiti di quanto fatto e della strada ancora da percorrere ma questo riconoscimento oggi ci ricorda che il nostro impegno ha un impatto reale sulla vita di milioni di persone in difficoltà e per questo vale la pena continuare, andare avanti, con l’obiettivo di mettere sempre al centro la salute dei più fragili, prima di tutto in Africa, come facciamo da sempre e anche in Italia, in situazioni di estrema marginalità come in Puglia» commenta così Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm.

L’intervento di Medici con l’Africa Cuamm nelle provincie di Foggia e Bari è stato avviato nel 2015 in collaborazione con la Regione Puglia e la clinica di Malattie Infettive e Tropicali dell’Università di Bari “Aldo Moro” con l’obiettivo di rispondere ai bisogni sanitari della popolazione migrante e rifugiata. Sono migliaia le persone che vivono in questa area in condizioni igienico-sanitarie precarie, senza acqua corrente né elettricità, lontani dai servizi alla persona, in condizione di estrema marginalizzazione sociale.

L’intervento promosso permette di portare, anche in queste zone, servizi medici di base e specialistici, predisponendo un’equipe sanitaria multidisciplinare a bordo di una clinica mobile. Screening e presa in carico di malattie infettive per HIV e HCV, visite mediche di base e ginecologiche, sistema di riferimento alle strutture sanitarie del territorio, supporto psicologico, ma anche servizi di mediazione culturale e attività di educazione su temi legati alla salute, in un’ottica di inclusione nel sistema sanitario regionale.

«Questo Rapporto è importante per tutti noi che abbiamo lavorato insieme, con pazienza, per costruire in questi quasi dieci anni un servizio di alto livello a favore di minoranze oggi fortemente marginalizzate. Lo abbiamo fatto procedendo in modo metodico, lavorando sui dati e sui bisogni di persone che nessuno sembrava vedere. È un riconoscimento che ci rende fieri perché dimostra che stiamo percorrendo la strada giusta, sappiamo che è lunga e in salita ma che stiamo avanzando bene e che la bussola è ben orientata» queste le parole di Francesco Di Gennaro, infettivologo dell’Università di Bari e medico Cuamm impegnato nell’attività in Puglia.

Nella provincia di Cabo Delgado, a nord del Mozambico, l’intervento di Medici con l’Africa Cuamm interessa i distretti meridionali dove sono oltre 1 milione le persone che si sono rifugiate dall’inizio delle incursioni dei ribelli, nell’ottobre del 2017. Grazie al supporto di partner internazionali e attraverso una stretta collaborazione con le autorità locali, si lavora per offrire servizi sanitari di base all’interno dei campi sfollati e tra le comunità ospitanti, al centro ormai da anni di una vera e propria crisi umanitaria, ma anche per supportare i fragili sistemi sanitari nelle attività cliniche di base.

«Ciò che è fondamentale è fare in modo che gli interventi promossi siano interventi integrati. Se da una parte è necessario rispondere all’emergenza sanitaria e ai bisogni immediati di questi gruppi vulnerabili, dall’altra dobbiamo investire nel rafforzamento delle comunità in un’ottica di lungo termine e quindi promuovere programmi di prevenzione fondamentali per ridurre i fattori di rischio» così commenta Edoardo Occa, responsabile per il Cuamm dei programmi di salute comunitaria in Mozambico. (@OnuItalia)

 

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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