NEW YORK, 7 MARZO – Storico accordo alle Nazioni Unite su quello che viene chiamato l”Alto Mare‘, cioè le zone oceaniche che non appartengono a nessun paese.
“La nave ha raggiunto la riva”, ha annunciato il presidente della conferenza Rena Lee presso la sede delle Nazioni Unite a New York tra gli applausi dei delegati: ”I membri delle Nazioni Unite hanno finalmente raggiunto un accordo, dopo anni di negoziati, per proteggere l’Alto mare, un tesoro fragile e vitale che copre quasi la metà del pianeta”.
L’Alto Mare è l’area di mare che si trova al di là della Zona Economica Esclusiva (ZEE) nazionale e occupa circa due terzi dell’oceano. Questa zona fa parte delle acque internazionali, quindi al di fuori delle giurisdizioni nazionali, in cui tutti gli Stati hanno il diritto di pescare, navigare e fare ricerca. Allo stesso tempo, l’Alto Mare svolge un ruolo vitale nel sostenere le attività di pesca, nel fornire habitat a specie molto importanti per la salute del pianeta e nel mitigare l’impatto della crisi climatica.
Finora nessun governo si è assunto la responsabilità della protezione e della gestione sostenibile delle risorse di Alto Mare, il che rende queste zone vulnerabili. Di conseguenza, alcuni degli ecosistemi più importanti del pianeta sono a rischio, con conseguente perdita di biodiversità e habitat.
Secondo le stime, tra il 10% e il 15% delle specie marine è già a rischio estinzione.
Il disco verde è arrivato dopo oltre 15 anni di discussioni, di cui quattro di negoziazioni formali, e una maratona finale di 48 ore al Palazzo di Vetro. Il testo, concordato dai Paesi membri, sarà adottato dopo l’esame degli uffici legali e la traduzione nelle sei lingue delle Nazioni Unite. Poi dovrà essere ratificato da un numero sufficiente di Paesi. Il contenuto non è stato reso noto ma tutti hanno accolto l’intesa come una svolta storica e decisiva per l’attuazione dell’impegno “30×30” preso alla Conferenza Onu di dicembre sulla biodiversità, per proteggere un terzo dei mari (e delle terre) entro il 2030.