NEW YORK, 28 GENNAIO – “La proposta del Gruppo Uniting for Consensus sulla riforma del Consiglio di Sicurezza rafforzerebbe la rappresentanza regionale”, ha dichiarato il Rappresentante permanente d’Italia all’ONU, Maurizio Massari, a nome di UfC durante la prima sessione del 2023 dei Negoziati intergovernativi per la 77ª Sessione dell’Assemblea Generale. La sessione si è riunita il 26 gennaio. “Ora più che mai il mondo ci guarda e non possiamo permetterci di fallire nella riforma di questa Organizzazione”, ha detto Massari, sottolineando che il Gruppo continuerà a impegnarsi in modo costruttivo e impegnato, con l’obiettivo ampiamente condiviso di un Consiglio di Sicurezza più rappresentativo, democratico, trasparente, responsabile ed efficace.
“Attraverso la riforma, dovremmo puntare ad aumentare la legittimità e l’autorità del Consiglio agli occhi della comunità internazionale e dell’opinione pubblica globale”, ha detto Massari presentando la posizione dell’UfC: “Concentrare inutilmente la nostra attenzione sul processo e sulla procedura non fornirà alcun valore aggiunto al nostro lavoro. Per questo motivo, è fondamentale concentrarsi sulle questioni sostanziali, basandosi sui progressi compiuti durante l’ultima sessione, come risulta dalla revisione degli Elementi e dal documento sulle convergenze e divergenze”.
Il Negoziato Intergovernativo continua a godere di un ampio sostegno da parte degli Stati membri ed è ancora considerata la piattaforma appropriata per discutere una riforma globale del Consiglio di Sicurezza: “Riteniamo fondamentale mantenere il suo formato consolidato, la sua caratteristica informalità e interattività, per far uscire i negoziati dall’impasse che si è verificata all’interno dell’Open Ended Working Group”, ha dichiarato Massari, sottolineando che l’UfC non è contraria di per se’ a negoziati basati sul testo, ma li ritiene “prematuri in questa fase”, considerando le persistenti divergenze sui principi chiave della riforma. Secondo l’UfC, una riforma credibile e realizzabile del Consiglio richiede un approccio globale e integrato, che affronti tutte e cinque le questioni chiave, come indicato nella decisione 62/557: “Qualsiasi approccio frammentario, che non tenga in debita considerazione le interconnessioni tra le questioni in gioco, sarebbe parziale e difficilmente avrebbe successo”.
Affrontando il tema della prima riunione – il cluster “Rappresentanza regionale” e le interconnessioni con gli altri cluster – l’Ambasciatore ha chiarito il punto di vista dell’UfC su concetti quali “equa distribuzione geografica” e “rappresentanza regionale”:
L'”equa distribuzione geografica”, come risulta dall’articolo 23 della Carta delle Nazioni Unite, secondo il Gruppo dovrebbe riflettere equamente i diversi gruppi geografici all’interno dell’ONU e il loro peso rispettivo in base alle dimensioni del paese. La “rappresentanza regionale”, invece, si riferisce a uno o più Stati membri che rappresentano gli interessi e le posizioni di altri, come ad esempio un gruppo regionale.
L’UfC è impegnato a rafforzare e migliorare l’equa distribuzione geografica, che può portare a un rafforzamento della rappresentanza regionale. Questo obiettivo può essere raggiunto solo aumentando il numero dei membri eletti. Allo stesso tempo, l’UfC è convinto che l’aggiunta di nuovi membri permanenti al Consiglio di sicurezza non serva ad aumentare la rappresentanza regionale. Infatti, mentre i membri eletti del Consiglio devono sempre tenere conto degli interessi di coloro che rappresentano, i membri permanenti – che non sono soggetti a elezioni – non rappresentano l’insieme dei membri: rappresentano solo se stessi.
L’UfC comprende appieno l’appello dei Paesi africani, del Gruppo arabo e dei Paesi in via di sviluppo per una rappresentanza più equa e rafforzata nel Consiglio di sicurezza. “Noi certamente la rispettiamo e siamo pienamente d’accordo sul fatto che essi debbano essere in grado di svolgere il ruolo che spetta loro nelle attività del Consiglio. Ciò non solo contribuirebbe a correggere le ingiustizie storiche, ma gioverebbe a tutti noi rendendo il Consiglio di sicurezza riformato veramente adatto allo scopo”.
La proposta dell’UfC rafforzerebbe effettivamente la rappresentanza regionale: L’Africa diventerebbe il gruppo più numeroso nel Consiglio riformato; l’Asia-Pacifico avrebbe l’incremento percentuale più alto; l’America Latina e l’Europa orientale raddoppierebbero la loro rappresentanza. Questa distribuzione consentirebbe anche una rappresentanza maggiore e più stabile per i gruppi interregionali, come il gruppo arabo, e terrebbe in debita considerazione gli interessi di tutti gli Stati in via di sviluppo, in particolare dei SIDS (Small Island Developing States) e dei piccoli Stati. A questi ultimi verrebbe assegnato un seggio non permanente a rotazione di due anni che garantirebbe la loro presenza costante nel Consiglio.
Massari ha ribadito l’opposizione dell’UfC a nuovi seggi permanenti che “renderebbero il Consiglio meno responsabile, meno rappresentativo, meno democratico ed efficace, aumentando ulteriormente le difficoltà nel raggiungere decisioni su questioni urgenti di pace e sicurezza internazionale”. Riassumendo l’argomentazione del Gruppo, l’ambasciatore italiano ha affermato che tutte le regioni devono essere rappresentate in modo più equo e i membri del Consiglio devono essere maggiormente responsabili nei confronti dei membri delle Nazioni Unite nel loro complesso, in particolare delle loro regioni. L’unico modo per raggiungere questo obiettivo è attraverso elezioni periodiche e una maggiore democratizzazione del Consiglio di Sicurezza. La possibilità di essere rieletti aumenta e rafforza la responsabilità, soprattutto dei membri a lungo termine, in quanto alla fine del loro mandato la loro attività come membri del Consiglio sarà valutata dall’insieme dei membri e dai rispettivi gruppi regionali per valutare la loro rielezione. (@OnuItalia)