ROMA, 14 APRILE – ”Sono quasi 100, finora, i siti culturali e religiosi in Ucraina che hanno subito danni dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio….La soglia dei cento beni danneggiati o totalmente distrutti sarà raggiunta domani o dopodomani, finora siamo a 98 siti e monumenti elencati in otto regioni del paese”: lo ha dichiarato il Direttore del Centro per il Patrimonio Mondiale dell’Unesco, Lazare Eloundou Assomo, precisando che nell’elenco figura una vasta gamma di siti, compresi alcuni di epoca medioevale e altri risalenti al periodo sovietico.
Si tratta di un numero destinato ad aumentare, anche perché, se alcune aree stanno diventando accessibili solo ora, altre sono ancora teatro di combattimenti via via più intensi. “Finora nessuno dei siti Unesco dell’Ucraina ha subito danni”, ha rassicurato Assomo. Tuttavia c’è preoccupazione per i monumenti della città di Kharkiv e per il centro storico di Chernihiv, pesantemente colpiti dai russi. Paese ponte tra Oriente e Occidente, l’Ucraina vanta sette siti (sei culturali e uno naturale) tutelati dall’Unesco: la Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, il centro storico di Leopoli, l’arco geodetico di Struve, le antiche faggete primordiali dei Carpazi, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati, l’antica città di Kherson e, infine, 16 chiese (tserkvas) in legno nella regione dei Carpazi.
Il sindaco di Odessa Gennady Trukhanov ha lanciato un messaggio proprio all’Unesco: “Ci dia un segnale forte: ammetta Odessa nella lista del patrimonio culturale, questa può essere la nostra miglior difesa contro l’attacco russo”.
Qualche giorno fa l’Osservatore Romano aveva pubblicato un’intervista al Segretario Generale della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO Enrico Vicenti sulla situazione dei siti culturali in Ucraina, che conta ben 117 riconoscimenti UNESCO. Emergeva una situazione drammatica ma anche la consapevolezza del popolo ucraino che il patrimonio culturale nazionale rischia di scomparire, consapevolezza che ha spinto molti cittadini a porre in salvo opere d’arte rischiando la vita o a proteggere con sacchi di sabbia alcuni siti culturali.
Per fronteggiare questo disastro, l’Unesco ha creato un gruppo di emergenza per i musei in Ucraina che possa fornire assistenza tecnica e scientifica a direttori e autorità locali, di cui fanno parte i principali musei europei, tra i quali la Galleria degli Uffizi di Firenze, inoltre ha avviato un sistema di monitoraggio satellitare dello stato di conservazione di siti culturali, al fine di valutare l’entità dei danni e creare database utili nel momento della ricostruzione.
Tra le iniziative dell’UNESCO in Ucraina anche la ‘Blue Shield’, ovvero lo scudo blu istituito dalla Convenzione dell’Aja del 1954 sulla protezione dei beni culturali durante i conflitti armati, per evitare danni deliberati o accidentali al patrimonio; la Coalizione globale per l’educazione, per fornire agli istituti scolastici ucraini computer e contenuti educativi digitali, utili per l‘insegnamento a di stanza; la facilitazione dell’inserimento di minori ucraini nei sistemi scolastici dei Paesi di accoglienza.
I cittadini continuano a circondare statue e monumenti con sacchi di sabbia e fortificazioni improvvisate a Kiev, Leopoli, Odessa e tante altre città del Paese. Libri e opere d’arte son stati spostati in luoghi più sicuri. È l’altra resistenza ucraina, quella culturale: fatta di storia, arte, fede e un passato che non vuole essere cancellato. Anch’essa vittima della guerra, come i civili (adulti e bambini, senza alcuna distinzione) e i quartieri delle città. (@OnuItalia)