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martedì, Dicembre 10, 2024

Piccoli stati insulari: dialogo FAO su percorso Agenda 2030 e resilienza a avversità

ROMA, 2 FEBBRAIO – La massiccia eruzione vulcanica e lo tsunami a Tonga il mese scorso, seguiti dal terremoto e dalle scosse di assestamento della scorsa settimana, hanno evidenziato la vulnerabilità dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), è quanto emerge da un incontro convocato dalla FAO.

L’eruzione a Tonga vista dal satellite

 

Nel discorso di apertura al Global SIDS Solutions Dialogue, il Capo economista della FAO, Maximo Torero Cullen, ha sottolineato “la grave sfida che i SIDS devono affrontare nel percorso verso l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” e l’urgente necessità di costruire la resilienza di questi Stati ai cambiamenti climatici, ai disastri naturali e ad altri shock esterni, tra cui la pandemia di COVID-19. “Abbiamo quindi preso una decisione concertata per dare priorità alle attività per questi paesi e stiamo lavorando a stretto contatto con le reti e ì settori SIDS per implementarle”, ha spiegato Torero Cullen. “La FAO sta sostenendo i SIDS per ricostruire meglio e ottenere una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore”, che sono alla base del nuovo quadro strategico della FAO “per garantire sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili, combattendo così la fame, la malnutrizione, la povertà e la disuguaglianza”.

Tonga dopo lo tsunami

Il Global SIDS Solutions Dialogue è stato organizzato congiuntamente dagli Uffici di collegamento della FAO a Bruxelles, Ginevra e New York e dall’Ufficio FAO dei SIDS, dei Paesi meno sviluppati e dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare. L’evento ha cercato di informare i governi e i partner di sviluppo dei risultati di un SIDS Solutions Forum tenutosi alle Figi lo scorso agosto. Il Dialogo darà il via a una serie di eventi tematici sulla trasformazione dei sistemi alimentari in SIDS, nel corso dei prossimi due anni.

Con circa 65 milioni di abitanti, i SIDS rappresentano solo l’1% delle emissioni di CO2 e tuttavia sono più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, rappresentando una minaccia alla loro stessa esistenza. La pesca, il turismo e l’agricoltura contribuiscono in modo significativo alla loro economia, settori la cui vulnerabilità e fragilità stanno rendendo più difficile per loro produrre cibo sufficiente a soddisfare le esigenze delle loro popolazioni.I S IDS nei Caraibi, nel Pacifico e in molte piccole isole dell’Oceano Atlantico e Indiano e del Mar Cinese Meridionale dipendono dalle importazioni alimentari, con il 50% dei SIDS che importano oltre l’80% del loro cibo e quasi tutti i SIDS che importano il 60% del loro cibo. Pertanto sono particolarmente colpiti da interruzioni nelle catene di approvvigionamento e nel commercio internazionale, tra cui cancellazioni di voli, rallentamenti nel settore marittimo e strozzature logistiche.

 

 

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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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