ROMA, 2 FEBBRAIO – La massiccia eruzione vulcanica e lo tsunami a Tonga il mese scorso, seguiti dal terremoto e dalle scosse di assestamento della scorsa settimana, hanno evidenziato la vulnerabilità dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo (SIDS), è quanto emerge da un incontro convocato dalla FAO.
Nel discorso di apertura al Global SIDS Solutions Dialogue, il Capo economista della FAO, Maximo Torero Cullen, ha sottolineato “la grave sfida che i SIDS devono affrontare nel percorso verso l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” e l’urgente necessità di costruire la resilienza di questi Stati ai cambiamenti climatici, ai disastri naturali e ad altri shock esterni, tra cui la pandemia di COVID-19. “Abbiamo quindi preso una decisione concertata per dare priorità alle attività per questi paesi e stiamo lavorando a stretto contatto con le reti e ì settori SIDS per implementarle”, ha spiegato Torero Cullen. “La FAO sta sostenendo i SIDS per ricostruire meglio e ottenere una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore”, che sono alla base del nuovo quadro strategico della FAO “per garantire sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili, combattendo così la fame, la malnutrizione, la povertà e la disuguaglianza”.
Il Global SIDS Solutions Dialogue è stato organizzato congiuntamente dagli Uffici di collegamento della FAO a Bruxelles, Ginevra e New York e dall’Ufficio FAO dei SIDS, dei Paesi meno sviluppati e dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare. L’evento ha cercato di informare i governi e i partner di sviluppo dei risultati di un SIDS Solutions Forum tenutosi alle Figi lo scorso agosto. Il Dialogo darà il via a una serie di eventi tematici sulla trasformazione dei sistemi alimentari in SIDS, nel corso dei prossimi due anni.
Con circa 65 milioni di abitanti, i SIDS rappresentano solo l’1% delle emissioni di CO2 e tuttavia sono più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, rappresentando una minaccia alla loro stessa esistenza. La pesca, il turismo e l’agricoltura contribuiscono in modo significativo alla loro economia, settori la cui vulnerabilità e fragilità stanno rendendo più difficile per loro produrre cibo sufficiente a soddisfare le esigenze delle loro popolazioni.I S IDS nei Caraibi, nel Pacifico e in molte piccole isole dell’Oceano Atlantico e Indiano e del Mar Cinese Meridionale dipendono dalle importazioni alimentari, con il 50% dei SIDS che importano oltre l’80% del loro cibo e quasi tutti i SIDS che importano il 60% del loro cibo. Pertanto sono particolarmente colpiti da interruzioni nelle catene di approvvigionamento e nel commercio internazionale, tra cui cancellazioni di voli, rallentamenti nel settore marittimo e strozzature logistiche.