GINEVRA , 15 MARZO – In una dichiarazione firmata da 31 paesi del Consiglio per i diritti umani dell’Onu in corso a Ginevra, viene espressa “profonda preoccupazione per la traiettoria assunta dai diritti umani in Egitto”. I 31 Paesi firmatari, inclusi gli Stati Uniti e l’Italia (in particolare per i casi Regeni e Zaki), chiedono al paese di cui Abdel Fatah al-Sisi è presidente, di porre fine alla persecuzione di attivisti, giornalisti e oppositori politici, e il loro immediato rilascio. Si tratta della prima dichiarazione congiunta dal 2014 assunta dal Consiglio e la seconda da quando il Paese arabo è guidato dal presidente Abdel Fatah al-Sisi.
La condanna è stata letta in un video dall’ambasciatrice della Finlandia Kirsti Kauppi. A preoccupare i governi è “l’applicazione delle leggi sull’anti-terrorismo contro dissidenti pacifici” ma anche “contro attivisti per i diritti umani, persone lgbtq, giornalisti, politici e avvocati”. Riconoscendo “l’importante ruolo svolto dal Cairo nella questione migratoria e nel contrasto al terrorismo nella regione”, i firmatari lanciano un appello: “Chiediamo all’Egitto di garantire spazio alla società civile – compresi i difensori dei diritti umani – affinché nessuno lavori più nella paura di subire minacce, arresti, detenzione o altre forme di repressione”.
È stato chiesto in particolare di rimuovere “il divieto di viaggio e il congelamento dei beni” a questi soggetti, “incluso lo staff dell‘Eipr”, cioè l’Egyptian Initiative for personal rights, la ong di Patrick Zaky, – lo studente dell’università di Bologna ancora detenuto in un carcere egiziano – che negli ultimi mesi ha assistito all’arresto di vari dirigenti e collaboratori.
I firmatari del documento congiunto chiedono anche maggiore spazio per i media e ”il rilascio dei giornalisti arrestati … di cessare ogni abuso del giusto processo, l’uso eccessivo della custodia cautelare estesa” e ”la pratica di aggiungere nuovi capi d’accusa contro i detenuti, una volta terminato il limite legale per la custodia cautelare” di 24 mesi, una strategia che secondo le ong permette di tenere per anni le persone in carcere senza processo.
”Riconosciamo che la nuova legge sulle ong- ha detto ancora Kauppi- stabilisce un nuovo quadro normativo più favorevole alle attività delle organizzazioni. E’ cruciale che sia usata per rafforzare l’azione della società civile”.
I Paesi che hanno aderito alla denuncia sono, oltre all’Italia, Australia, Austria, Belgio, Bosnia ed Erzegovina, Bulgaria, Canada, Costa Rica, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Montenegro, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Macedonia del Nord, Norvegia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Usa.
L’Egitto è un grande alleato degli Stati Uniti, ma la nuova Amministrazione Usa ha promesso di non tacere di fronte alla violazione dei diritti umani e all’abuso dellla legalità. “Sono sette anni (Al Sisi è salito al potere nel 2013, ndr) che al Consiglio niente è stato fatto contro l’Egitto. La situazione è degenerata notevolmente. Questo è un passo cruciale”, ha commentato Amnesty International intervistata da Reuters. “Siano arrivati a un punto in cui è in gioco la sopravvivenza del movimento dei diritti umani in Egitto”.
L’Egitto ha risposto con “sorpresa e grande disapprovazione”, attraverso le parole del suo ministro degli Esteri.