GINEVRA, 9 GENNAIO – L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento umanitario (Ocha) ha diffuso un documento nel quale afferma che sono 312mila i siriani fuggiti dal 1 dicembre scorso verso il nord della regione di Idlib in seguito ai raid aerei russi e governativi e l’avanzata delle truppe di Damasco verso la cittadina strategica di Maarrat an Numan. L’offensiva è cominciata cinque settimane fa; la regione di Idlib è sotto influenza turca e vi operano miliziani anti-regime e qaidisti.
Mark Cutts, vice coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per la crisi siriana, ha espresso preoccupazione anche per le rigide temperature invernali che comportano ulteriori rischi per le persone in fuga. Molti degli sfollati vivono in tende e rifugi di fortuna in luoghi inospitali esposti alle intemperie. Il rappresentante delle Nazioni Unite si è detto “allarmato” dal “deterioramento della situazione umanitaria a Idlib”, dove circa tre milioni di civili, “la stragrande maggioranza donne e bambini”, rimangono intrappolati in una zona di guerra.
Dall’aprile 2019, le forze del governo siriano fedeli al presidente Bashar al Assad, con il sostegno della Russia, conducono attacchi aerei contro l’ultima roccaforte dei ribelli in territorio siriano. Dopo un cessate il fuoco unilaterale lanciato lo scorso agosto, le forze lealiste hanno ripreso l’azione militare in questa provincia il 19 dicembre, ma i progressi sul campo sono stati trascurabili, in particolare nei primi giorni del 2020. Secondo le stime delle Nazioni Unite, l’offensiva militare delle forze di Damasco in questa regione ha già causato oltre 1.000 morti.