PADOVA, 30 NOVEMBRE – Nella Giornata Internazionale contro l’AIDS, Medici con l’Africa Cuamm richiama l’attenzione sul problema in Africa e si unisce all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel promuovere il ruolo decisivo delle comunità locali per combattere l’HIV/AIDS, come dimostrano le esperienze positive dei progetti che Cuamm porta avanti sul campo.
37,9 milioni di persone nel mondo vivono con l’HIV e 1,7 milioni hanno contratto il virus solo nel 2018, stando ai dati OMS. Per fronteggiare il problema, soprattutto nei paesi a risorse limitate dove Medici con l’Africa Cuamm lavora, la chiave sta nel coinvolgere le comunità: gli attivisti sieropositivi, le autorità di villaggio, operatori di salute comunitari. Questo approccio ha permesso nel 2018 a Medici con l’Africa Cuamm di testare per HIV 190.500 persone e seguire nel trattamento 12.912 pazienti sieropositivi, anche in villaggi sperduti e normalmente difficili da raggiungere come in Tanzania, dove il Cuamm è impegnato da anni nella lotta all’HIV/AIDS anche nelle comunità rurali.
«In queste aree della Tanzania – spiega don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm – gli operatori di salute comunitari sono fondamentali per cercare i pazienti casa per casa, spiegare loro le terapie: fare da collante tra ospedali e villaggi. Molti degli operatori coinvolti, inoltre, sono a loro volta sieropositivi e quando parlano con il paziente conoscono le paure, i problemi e le difficoltà molto meglio di noi medici europei. Davvero la chiave è coinvolgere le persone, come anche l’esperienza del Mozambico ci insegna. Lì le associazioni di attivisti sono numerose e, anche quando il ciclone Idai ha colpito la città di Beira, a Marzo 2019, è proprio attraverso la mobilitazione degli attivisti che siamo riusciti a portare aiuto concreto alle comunità».
A Beira, il gruppo di Kuplumussana riunisce le donne sieropositive “che si aiutano a vicenda”, come dice il nome. Mentre le associazioni Anandjira e Association Geração Saudavel – “generazione consapevole” – si rivolgono direttamente agli adolescenti, con teatro di strada, counseling ed educazione tra pari, per abbattere dal basso il problema dello stigma, ma soprattutto prevenire la diffusione del virus. Oltre 77.500 adolescenti nel 2018 si sono rivolti ai centri supportati dal Cuamm in Mozambico. Fare il test e iniziare al più presto il trattamento, oltre alla prevenzione, rimane il modo migliore per affrontare l’HIV.
In Mozambico, le giovani donne sono le più esposte al virus e allo stigma che provoca: il 9,8% delle ragazze è sieropositivo, contro il 3,2% dei ragazzi. Le gravidanze adolescenziali inoltre sono diffuse nel Paese e in molti casi le ragazze scoprono di essere sieropositive proprio con la prima gravidanza. Per rispondere a questi problemi, Medici con l’Africa Cuamm da anni collabora con le associazioni di attivisti sieropositivi, che sono coinvolti per attività di sensibilizzazione e ricerca casa per casa delle persone che abbandonano il trattamento, con un’attenzione particolare agli adolescenti. (@OnuItalia)