ROMA, 22 SETTEMBRE – “Il cambiamento del clima è una vera e propria emergenza, italiana e mondiale, un’espressione che ci deve ricordare che la responsabilità è nostra”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il Ministro degli Esteri Luigi di Maio in partenza per New York dove parteciperà al segmento ad alto livello dell’Assemblea generale.
“Non è il clima ad essere ‘impazzito’, siamo noi che abbiamo costruito un modello di sviluppo economico che è diventato il carnefice del nostro pianeta, della terra che ci ospita. Dobbiamo cambiare e dobbiamo farlo in fretta. Lo sviluppo economico non può più mietere vittime, ma deve essere ripensato. Ci conviene non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico”, afferma Di Maio.
“Ormai infatti sappiamo che l’economia sostenibile, l’economia circolare – dove non si producono più rifiuti, che, evidentemente, sono ‘errori di progettazione’, come sosteniamo da sempre – genera molti più posti di lavoro rispetto al modello attuale. Questo è un concetto che, insieme con il Presidente Conte e il Ministro dell’ambiente Sergio Costa, ribadiremo con forza lunedì al ‘Climate Action Summit’, scrive ancora il ministro che nei prossimi giorni incontrera’ anche i Ministri degli Esteri di vari Paesi e parteciperò a diversi incontri dedicati a tematiche fondamentali: dalla Libia alla Siria, dal Corno d’Africa al Sahel; ma anche la riforma dell’Onu e il processo di integrazione dell’Unione Europea verso i Balcani.
Libia, stabilizzazione del Mediterraneo, flussi migratori ma anche la promozione del Made in Italy all’estero perche’ la Farnesina ha da pochi giorni la gestione totale del commercio estero sono le priorità indicate dal capo della diplomazia italiana alla vigilia dell’assemblea generale.
Sulla Libia “l’Italia deve impegnarsi al massimo per fare cessare una guerra in cui siamo stati trascinati nel 2011 da governanti che non immaginavano altre risposte oltre a conflitto, repressione e violenza”, afferma il ministro nella nota su Facebook: “E qual è stato il risultato? Un Paese distrutto, martoriato, teatro di torture e violenze, e punto di partenza in una tratta di disperati che dobbiamo fermare al più presto. Per il bene della Libia e dell’Italia che non può più farsi carico, da sola, di gestire flussi migratori. Il dialogo, e non la guerra, è la strada verso la pace per la Libia. E la redistribuzione dei migranti in tutta Europa è la risposta che come governo chiediamo e che da un anno e mezzo stiamo ottenendo. Questa redistribuzione dovrà diventare automatica, e a questo stiamo lavorando”.(@OnuItalia)