ROMA, 5 GIUGNO – Sono quasi 272 milioni nel mondo le persone coinvolte nella campagna Breathe Life, l’iniziativa congiunta tra OMS, ONU e Coalizione per il clima e l’aria pura (CCPA), ideata per mobilitare paesi, città e individui su uno dei problemi dell’ambiente divenuto centrale per il pianeta. Sono infatti diventati 63 i paesi e le città che aderiscono al progetto, gli ultimi arrivi sono stati Colombia, Nepal, Messico, Uruguay, Indonesia, Monaco e Moldova.
Se lo scorso anno la protagonista era stata la plastica, il tema scelto quest’anno dalla Giornata mondiale dell’ambiente 2019 è proprio #BeatAirPollution, la lotta con tutti i mezzi all’inquinamento atmosferico.
Dal 1979, il 5 giugno di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente voluta dalle Nazioni Unite per sensibilizzare la popolazione mondiale sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità. La data è emblematica e ricorda la prima Conferenza delle Nazioni Unite sul tema dell’ambiente, tenutasi del 5 al 16 giugno del 1972 a Stoccolma, nel corso della quale venne adottata la Dichiarazione sull’Ambiente Umano e si definirono i 26 principi sui diritti dell’ambiente e delle responsabilità dell’uomo per la sua salvaguardia.
Ospita gli eventi ufficiali la Cina, Paese con un altissimo tasso di inquinamento atmosferico, ma che in questi ultimi anni sta divenendo in parte anche laboratorio di iniziative per una conversione ‘verde’. La crescita del settore dell’energia green vede la Cina leader mondiale nell’impiego di risorse ‘pulite’: la metà dei veicoli in circolazione sono elettrici e circa il 99% degli autobus ad emissione 0 nel mondo sono prodotti cinesi.
Il vicedirettore dell’UNEP, l’organismo dell’Onu che si occupa di Ambiente , Joyce Msuya, ha dichiarato che la Cina ha dimostrato “una straordinaria leadership nell’affrontare l’inquinamento atmosferico. Adesso può sollecitare un’azione più ampia da parte del mondo intero. In tutto il mondo, dalle metropoli ai piccoli villaggi – ha aggiunto Msuya – le persone respirano aria sporca. Si stima che nove persone su dieci nel mondo siano esposte ad un inquinamento atmosferico che supera i valori stabiliti dall’Oms”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni anno 7 milioni di persone muoiono a causa dell’esposizione all’aria inquinata, che respirano all’aperto o in ambienti domestici. Tra queste morti evitabili, 2,2 milioni sono dovute a ictus, 2 milioni circa a problemi cardiaci, 1,7 milioni a malattie polmonari e tumori. In oltre la metà dei casi (3,8 milioni) a uccidere è l’inquinamento domestico dovuto alle emissioni dei combustibili usati per il riscaldamento e la cottura di cibi, ed è qui che il problema globale dello smog si intreccia con quello della povertà e delle disuguaglianze sociali.
Se infatti 9 persone su 10 vivono in luoghi che non rispettano gli standard di sicurezza sull’inquinamento atmosferico previsti dall’OMS, la maggior parte delle 3,8 milioni di morti per inquinamento domestico si verifica in Paesi in via di sviluppo densamente popolati, dove si vive in condizioni di povertà in spazi ristretti e poco ventilati, e spesso si è costretti a bruciare combustibili solidi (legname, carbone, letame, scarti agricoli) o cherosene per cucinare o scaldarsi.
In queste realtà si vive esposti a un doppio pericolo per la salute, l’inquinamento domestico e quello esterno, e infatti l’accento è posto quest’anno sul tema dell’iniquità sociale. Secondo l’OMS, il 97% delle città con oltre 100 mila abitanti dei Paesi a basso e medio reddito non incontra i requisiti base sulla pulizia dell’aria. Nei Paesi industrializzati, questa percentuale scende al 49%.
(@novellatop, 5 giugno 2019)