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sabato, Novembre 15, 2025

Gaza: Italia con 24 Paesi occidentali per stop ai massacri

ROMA/NEW YORK, 22 LUGLIO – Dopo le ultime notizie di orrori a Gaza, i ministri degli Esteri di 25 Paesi del cosiddetto “blocco Occidentale”, tra cui l’Italia, hanno rilasciato un comunicato per chiedere a Israele di fermare i massacri.

La dichiarazione chiede l’immediata apertura delle frontiere per garantire alla popolazione l’accesso agli aiuti umanitari e critica il sistema di distribuzione alimentare messo in piedi da Israele, che dal suo avvio ha portato all’uccisione di oltre 900 palestinesi da parte dell’esercito dello Stato ebraico. L’appello giunge in un momento catastrofico per Gaza, travolta dalla carestia e invasa dai carri armati israeliani, che hanno raggiunto per la prima volta Deir al Balah con una iniziativa che mette a rischio la vita di operatori italiani e delle Nazioni Unite presenti in una zona considerata finora sicura e sfollato decine di migliaia di abitanti. Qualche ora dopo la sua pubblicazione, Israele ha risposto alla dichiarazione sostenendo che le sue parole sono “scollegate dalla realtà”.

“Israele deve comprendere che non c’è nessuna giustificazione per quello che sta facendo, come sparare contro i luoghi di culto, di qualsiasi religione”, ha detto il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, a margine della cerimonia del giuramento dei nuovi diplomatici ribadendo l’appello l’appello a cessare “subito ogni ostilità”.

La dichiarazione è stata firmata, oltre che dall’Italia, dai ministri degli Esteri di Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Giappone, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, e dal Commissario europeo per l’Uguaglianza e le Crisi. “La guerra a Gaza deve finire ora“, si legge nella dichiarazione. I rappresentanti dei 25 Paesi condannano il modello di distribuzione degli aiuti e il rifiuto da parte del governo israeliano di fornire assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. I ministri condannano il piano di creare una maxi-città umanitaria a Rafah e si oppongono a qualsiasi iniziativa volta a modificare il territorio o la demografia nei Territori Palestinesi Occupati, tra cui il piano di insediamento E1 per ampliare gli insediamenti tra Gerusalemme e Maale Adummim. Chiedono così la cessazione immediata delle aggressioni e l’apertura delle frontiere per fare entrare gli aiuti, rilanciando il piano arabo per Gaza.

Qualche ora dopo la pubblicazione della dichiarazione, il ministero degli Esteri israeliano ha rilasciato un comunicato in cui condanna l’appello dei Paesi occidentali e attribuisce le responsabilità di quanto accade a Gaza ad Hamas.

Tutto questo avviene mentre i palestinesi di Gaza sono alla fame.
La malnutrizione uccide, quasi quanto il fuoco israeliano aperto
contro chi rischia la vita per procurarsi quel po’ di cibo per
sé, ma soprattutto per i figli. Ci sono almeno 21 bambini
tra le vittime della carestia da domenica, denunciano tre
ospedali nella Striscia, uno dei quali un neonato di appena 40
giorni.

A Gaza “si consuma un orrore senza precedenti nella storia
recente. La malnutrizione sta esplodendo. La carestia bussa a
ogni porta”, è l’allarme del segretario generale dell’Onu
Antonio Guterres, con il numero delle vittime della guerra
scoppiata il 7 ottobre 2023 che ha superato, secondo i dati di
Hamas, i 59.000 morti. Secondo l’Unrwa, l’agenzia Onu per i
rifugiati palestinesi, da quando la Gaza Humanitarian Foundation
– la controversa organizzazione sostenuta da Usa e Israele – ha
cominciato a distribuire aiuti al posto di ong e Nazioni Unite a
maggio scorso, almeno “1.000 persone affamate sono state uccise” mentre cercavano cibo. “Lo schema di distribuzione della Ghf è una sadica trappola mortale”, ha denunciato il capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini: “I cecchini sparano a caso sulla folla, come se avessero licenza di uccidere”.

A Gaza “nessuno è risparmiato”, ha accusato ancora Lazzarini: anche “medici, infermieri, operatori umanitari e giornalisti hanno fame. Molti ora svengono per la mancanza di cibo e la stanchezza mentre svolgono il loro dovere”. (@OnuItalia)

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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