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sabato, Marzo 29, 2025

Il rapporto WeWorld 2025 assegna all’Italia una scarsa sufficienza

ROMA, 26 MARZO – In Italia oltre 1 donna (28,3%) e 1 minore (29,9%) su 4 vivono in regioni con uno scarso accesso ai diritti fondamentali: il nuovo rapporto del WeWorld Index Italia 2025 – giunto alla sua quarta edizione – che analizza la condizione di donne, bambine, bambini e giovani nel nostro Paese, assegna all’Italia appena la sufficienza.

Le donne registrano la performance peggiore (42,4 su 100), confermandosi il gruppo sociale più vulnerabile e maggiormente esposto a marginalizzazione e violazione dei diritti umani.
Le più penalizzate? Le donne con figli del Sud Italia, con un tasso di occupazione che non supera il 69,5% rispetto a quello delle donne senza figli. Maglia nera alla Sicilia, dove la percentuale scende al 61%.
I dati del WeWorld Index Italia 2025 confermano il profondo divario tra Nord e Sud. Le regioni meridionali risultano le più carenti nello sviluppo e applicazione dei diritti fondamentali, come educazione e salute, e presentano significative difficoltà anche in termini di condizione economica e partecipazione politica femminile.
Le madri del Sud sono le più colpite, non solo per le basse opportunità lavorative: la copertura dei servizi socioeducativi è ferma al 17,3% (contro l’obiettivo europeo del 45%), rendendo ancora più difficile conciliare lavoro e famiglia. Tuttavia, anche il Nord Italia non raggiunge livelli ottimali, dimostrando che l’intero Paese fatica a investire in politiche per l’infanzia e la parità di genere.Nel WeWorld Index Italia 2025 emerge un quadro contrastante delle regioni italiane: mentre alcune aree mostrano progressi significativi, altre continuano a lottare con gravi disuguaglianze. In cima alla classifica, la Provincia Autonoma di Trento si conferma leader, con un punteggio di 67,3, seguita a breve distanza da FriuliVenezia Giulia (64,9) Valle d’Aosta ed Emilia-Romagna (63,6), tutte in miglioramento rispetto al 2018. La Toscana, con un salto dal nono al quinto posto, raggiunge un rispettabile 63,3. Tuttavia, la situazione si fa critica per le regioni del Sud: Sicilia (38,3), Campania (39,4) e Calabria (41,8) si piazzano agli ultimi posti, con margini di miglioramento troppo esigui per superare le difficoltà. Puglia e Basilicata, rispettivamente al 17° e 18° posto con punteggi di 43 e 42,4, evidenziano come il divario socio-economico tra Nord e Sud resti un problema strutturale, con il Mezzogiorno che continua a faticare nel risollevare le proprie condizioni.
Il nuovo report evidenzia, inoltre, come l’Italia continui a non sostenere adeguatamente le famiglie. La mancanza di politiche efficaci a sostegno della genitorialità aumenta le difficoltà nella conciliazione tra vita privata e lavorativa, limita l’accesso a servizi di qualità e contribuisce a una crescente fragilità economica.
Il vero cambiamento nelle politiche sociali passa dal superamento dell’idea che esista una sola forma di famiglia e che il lavoro di cura sia un compito esclusivamente femminile. La genitorialità condivisa è un bene per tutti e tutte, ma in Italia manca ancora un reale impegno in questa direzione. Il rapporto evidenzia come il congedo parentale per i padri sia ancora un privilegio per pochi, insufficiente e scarsamente utilizzato, lasciando sulle madri il peso del lavoro di cura. Un’assenza di politiche efficaci che frena l’occupazione femminile e impatta negativamente sul benessere delle famiglie.
Ma c’è di più: se i dati confermano che l’Italia non è un Paese a misura di donne e minori, questa edizione evidenzia anche un’altra realtà spesso trascurata: non è nemmeno un Paese a misura di padri. È un Paese a misura di uomini, ma non di padri.La genitorialità condivisa è un beneficio per tutti e tutte, eppure l’Italia è ancora lontana dal sostenerla davvero. Il rapporto mostra come il congedo di paternità e il congedo parentale per i padri restino privilegi per pochi: il primo è troppo breve, il secondo ha una retribuzione insufficiente. Il risultato? Il carico di cura continua a pesare quasi interamente sulle madri.
”Sentiamo parlare continuamente nel discorso politico di famiglia, eppure le famiglie reali – quelle fatte di madri che lottano per conciliare lavoro e vita privata, di padri che vorrebbero ma non possono essere presenti, di bambini e bambine privi di servizi essenziali – restano fuori dalle priorità del Paese. Per non parlare delle famiglie non tradizionali, monoparentali, con background migratorio, omogenitoriali, i cui bisogni restano completamente ai margini, dichiara Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld.

Il WeWorld Index Italia 2025 lo conferma: ”l’Italia non sta investendo abbastanza su infanzia e famiglie. Servono politiche strutturali, non misure spot, che garantiscano pari opportunità a donne, bambine e bambini, a partire da un accesso equo ai servizi educativi e sanitari e da un impegno concreto per redistribuire il lavoro di cura”.
All’interno del WeWorld Index 2025 sono presentati anche i risultati inediti di un sondaggio realizzato insieme a Ipsos, condotto su 1.100 lavoratori e lavoratrici, che mette in evidenza significative disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alla conciliazione vita-lavoro e alla soddisfazione professionale. Il 64% delle persone intervistate segnala l’assenza di opportunità di smart working nelle proprie aziende. Le donne ne fanno un uso maggiore rispetto agli uomini, spinte dalla necessità di maggiore flessibilità a causa della sbilanciata distribuzione del lavoro di cura.
D’altro lato, sono soprattutto gli uomini, circa 1 su 4 (23%), a non farne mai uso, mentre solo il 14% delle donne si comporta allo stesso modo. La discriminazione di genere nei colloqui di lavoro inoltre è ancora piuttosto diffusa: al 61% delle donne è stato chiesto se avessero figli o figlie, al 44% se stessero pianificando di averne, ben 22 punti percentuali in più rispetto agli uomini.
Servono investimenti concreti per famiglie e pari opportunità
Per farlo, è necessario agire su più livelli:
✔ Culturale, promuovendo una visione della famiglia che riconosca e valorizzi la sua pluralità;
✔ Welfare, garantendo servizi accessibili, come asili nido e un’organizzazione scolastica più inclusiva;
✔ Lavoro, favorendo la conciliazione tra vita professionale e familiare, senza che ricada solo sulle donne.
Invitiamo istituzioni e società civile a un confronto per sviluppare soluzioni efficaci e migliorare la condizione delle famiglie in Italia, garantendo pari diritti e opportunità per le nuove generazioni.

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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