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Pena di morte: ministri della giustizia di 30 paesi a Sant’Egidio per una cultura della vita

ROMA, 28 NOVEMBRE – Il XIVmo Congresso Internazionale dei Ministri della Giustizia “No justice without life” che è stato ospitato oggi a Roma alla Comunità di Sant’Egidio si colloca in un momento “strategico” del percorso verso l’abolizione della Pena di morte.

Pochi giorni fa la Terza Commissione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione sulla moratoria contro la pena di morte con 131 voti a favore. Si è trattato di un voto storico con un’adesione mai vista prima e tra poche settimane si terrà la votazione  dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Nel suo saluto introduttivo, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha sottolineato la necessità di un robusto impegno per la vita “in ogni sua declinazione”, che la Comunità ha fatto proprio: dall’azione per l’abolizione della pena capitale, all’attenzione alle carceri, con la difesa della dignità dei detenuti, in Italia e nel mondo, alla protezione di profughi da guerre e situazioni di conflitto.

“La Comunità di Sant’Egidio sa che la vittoria verso l’abolizione definitiva della pena capitale non ha paura del gradualismo – gli ha fatto eco Mario Marazziti – umanizzare la vita concreta in carcere, rompere l’isolamento, la riduzione dei reati passibili di pena di morte, l’esclusione dei vulnerabili dal numero di chi può essere giustiziato, a partire dalle donne con bambini, i disabili mentali, i bambini, commutare sentenze capitali in pene certe ma senza morte, ….Così si comincia ad assaggiare una vita senza pena di morte. Per questo pensiamo che anche umanizzare la vita nelle carceri e nei bracci della morte, è un inizio: per non infliggere una pena aggiuntiva, non scritta a quella già comminata. E per non umiliare i nostri sistemi giudiziari producendo altra rabbia e violenza.

Tra i progressi della Campagna citati da Mario Marazziti, il fatto che in Africa da 5 paesi abolizionisti si sia passati a 24 e che lo scorso anno solo 2 paesi su 55 abbiano applicato la pena di morte. La speranza, espressa da tutti gli intervenuti è che l’Africa possa diventare il secondo continente libero dalla pena di morte.

Sono seguite le voci dal Sudafrica, paese leader nell’affermazione di una giustizia riparativa, dallo Zambia e dal Malawi. Il paese più “giovane” presente, Timor Est, nato nel 1999 con una Costituzione che non prevede la pena capitale, ha illustrato il percorso di riconciliazione seguito alla guerra di indipendenza.

Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, ha ribadito l’importanza di sostenere l’allargamento del fronte dei paesi che sostengono la Moratoria Universale delle Esecuzioni, ribadendo l’impegno dell’Italia per aprire un dialogo e “convincere” i paesi retenzionisti ad una apertura in questo senso.

Il dialogo è proseguito con il contributo della Svizzera, (dove l’ultima esecuzione risale a più di 500 anni fa) di San Marino, della Mongolia, dove il processo per l’abolizione ha portato alla commutazione della pena agli ultimi 39 condannati mentre si lavora ad un Codice che preveda metodi di riabilitazione “per promuovere una società più compassionevole e disincentivare la violenza”. Hanno concluso la mattinata di lavoro gli interventi dello Zimbabwe e della Guinea.

Nei prossimi giorni sono previsti incontri bilaterali e la conclusione del Congresso si terrà al Colosseo, sabato 30 novembre, con la solenne celebrazione delle Città per la Vita contro la Pena di morte.

OnuItalia
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Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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