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venerdì, Novembre 8, 2024

Carceri: esperti ONU denunciano razzismo contro gli africani

GINEVRA, 2 OTTOBRE – In Italia persiste in maniera significativa il “razzismo sistemico contro gli africani e le persone di origine africana da parte della polizia e dei sistemi di giustizia penale”. Questo il commento dei dei tre esperti indipendenti delle Nazioni Unite nel nuovo rapporto sulla giustizia razziale nell’applicazione della legge e nel sistema di giustizia penale in Italia. Il rapporto e’ stato presentato oggi a Ginevra al nell’ambito della 57esima sessione del Consiglio per i diritti umani. Il meccanismo degli esperti e’ stato istituito nel 2021 per produrre raccomandazioni sui passi concreti da adottare per assicurare l’accesso alla giustizia, l’accountability e per frenare l’uso eccessivo della forza e altre violazioni di diritti umani da parte delle forze dell’ordine nei confronti di africani e persone di origini africana.

Il rapporto si basa sulla visita in Italia dal 2 al 10 maggio scorso della giudice ghanese Akua Kuenyehia, la dirigente Usa del Center for Policing equity Tracie Keesee e l’argentino Juan Méndez, Special rapporteur dell’Onu sulla tortura. La visita si è concentrata su quattro città: Roma, Milano, Catania e Napoli, con incontri con funzionari governativi, forze dell’ordine, organizzazioni della società civile e detenuti. Il rapporto sottolinea il contesto normativo italiano, che include protezioni contro la discriminazione razziale nella Costituzione e in varie leggi.

Il documento evidenzia alcune iniziative positive, tra cui lo sviluppo di un nuovo piano nazionale contro il razzismo e l’aggiunta di aggravanti per crimini di odio, ma esprime preoccupazione per il persistere di razzismo sistemico e discriminazione, specialmente nei confronti di africani e persone di discendenza africana. Si osservano ostacoli nell’accesso equo al lavoro, istruzione, sanità e alloggio per le minoranze, nonché limitata rappresentanza politica e mancanza di accesso ai servizi pubblici.

“Accogliamo con favore l’approccio costruttivo del Meccanismo EMLER nel riconoscere la difficoltà delle funzioni svolte dalle forze dell’ordine e nel comprendere gli sforzi compiuti dall’Italia per contrastare il razzismo e promuovere la giustizia razziale, tenendo conto anche della visione e dei principi guida stabiliti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, volti a promuovere società giuste e inclusive”, ha dichiarato l’Ambasciatore Vincenzo Grasso, Rappresentante Permanente italiano alle Naziioni Unite di Ginevra, esprimendo soddisfazione per l’apprezzamento da parte della delegazione della “cooperazione assicurata durante tutta la visita, compresi i numerosi incontri informativi con i funzionari governativi, che hanno risposto estensivamente alle domande e condiviso presentazioni, dati, relazioni e altri materiali durante e dopo la visita”.

Nel rapporto vengono segnalati casi di profilazione razziale nelle forze dell’ordine, difficoltà per le donne di origine africana a ottenere protezione e aiuto, e separazione familiare di donne migranti. Inoltre, vi sono problemi con la raccolta di dati disaggregati su base etnica, il che impedisce di valutare il livello di discriminazione e sviluppare politiche adeguate. Sono anche segnalati casi di uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine e di condizioni inadeguate nei centri di detenzione per migranti. “L’Italia – ha osservato Grasso – deve far fronte ad una serie di sfide significative, che stiamo affrontando con rinnovato impegno e determinazione”, tra cui “le questioni relative alla gestione dei flussi migratori e all’amministrazione del sistema giudiziario e degli istituti di detenzione, come indicato nel rapporto”.

Il rapporto raccomanda l’adozione di un approccio basato sui diritti umani all’attività di polizia, la lotta contro il razzismo sistemico, l’adozione del piano nazionale contro il razzismo, e la creazione di un organo di controllo indipendente per indagare sulle denunce contro le forze dell’ordine. Si sottolinea la necessità di identificare gli agenti di polizia tramite badge e di utilizzare telecamere indossabili per aumentare la trasparenza. Inoltre, si invita l’Italia a garantire la raccolta e l’analisi di dati disaggregati per comprendere l’impatto della discriminazione e delle attività delle forze dell’ordine su africani e persone di discendenza africana.

Vengono inoltre messe in luce le difficoltà di molte donne migranti di origine africana, che si ritrovano separate dai figli a causa di presunte accuse di abusi. Viene menzionato il caso di Bibbiano, in cui autorità locali della provincia di Reggio Emilia avrebbero fabbricato false relazioni per giustificare la rimozione dei bambini dalle loro famiglie a scopo di affidamento a pagamento.

Nel Centro di permanenza per i rimpatri (CPR) di Milano, il Meccanismo ha ricevuto segnalazioni di maltrattamenti, come la privazione di cibo e acqua per lunghi periodi, oltre a preoccupazioni per la qualità del cibo. Durante la visita al CPR di Ponte Galeria, a Roma, i detenuti maschi apparivano chiaramente angosciati.

Il rapporto cita alcuni episodi specifici, come il processo a oltre 105 agenti di polizia e funzionari del carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) per presunte torture e altri abusi, tra cui la morte di un detenuto algerino nel 2020. Inoltre, è stato riportato il caso di agenti condannati per torturare un detenuto tunisino a San Gimignano e accuse simili in altri penitenziari come Reggio Emilia e nel centro giovanile “Cesare Beccaria” a Milano.

La situazione dei minori non accompagnati alle frontiere italiane è descritta come problematica, con pratiche illegali di detenzione e refoulement che violano i loro diritti. A Milano, molti minori stranieri non ricevono assistenza adeguata e finiscono per strada, vivendo in condizioni di povertà e sfruttamento.

il Decreto-Legge Caivano (DL 123/2023) viene menzionato nel rapporto nel contesto dell’impatto sul sistema di giustizia minorile e sulla popolazione di origine straniera, in particolare africana o di discendenza africana. Il rapporto sottolinea come il decreto, approvato il 15 settembre 2023, ha l’obiettivo di combattere la criminalità minorile introducendo, tra le altre misure, sanzioni più severe per i reati legati alla droga e abbassando la soglia per l’applicazione della detenzione preventiva per i minori. Gli esperti esprimono preoccupazione per gli effetti negativi di queste misure sui minori in conflitto con la legge, notando che il decreto probabilmente impatterà in modo sproporzionato sui minori di origine africana o di discendenza africana, che sono già sovrarappresentati nel sistema di giustizia minorile.

La critica principale è che queste norme potrebbero aggravare la situazione di discriminazione e marginalizzazione dei minori stranieri, favorendo l’applicazione di misure più restrittive rispetto ai loro coetanei italiani, senza considerare adeguatamente il principio del miglior interesse del minore e contribuendo a un approccio più punitivo piuttosto che rieducativo. (@OnuItalia)

OnuItalia
OnuItaliahttps://onuitalia.com
Il giornale Italiano delle Nazioni Unite. Ha due redazioni, una a New York, l’altra a Roma.

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