GINEVRA, 18 OTTOBRE – Il capo dei soccorsi di emergenza delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha espresso profonda preoccupazione per l’aggravarsi della crisi umanitaria a Gaza e per il destino degli ostaggi israeliani, anticipando anche “buone notizie” per quanto riguarda l’accesso degli aiuti nel sud di Gaza dall’Egitto.
“La storia ci sta guardando”, ha detto Martin Griffiths a UN News a Ginevra, sottolineando la situazione disperata in cui versano circa un milione di abitanti di Gaza sradicati negli ultimi giorni, dopo che l’esercito israeliano ha avvertito di un’imminente offensiva in seguito all’attacco mortale del 7 ottobre contro Israele da parte del gruppo militante Hamas.
“L’accesso agli aiuti è la nostra priorità assoluta. E stiamo discutendo approfonditamente ogni ora con gli israeliani, con gli egiziani, con gli abitanti di Gaza su come farlo”, ha detto Griffiths, aggiungendo di essere ottimista sul fatto di sentire presto “alcune buone notizie” che potrebbero trovare una soluzione all’impasse politica.
“Viviamo nel peggiore dei tempi – ha sottolineato – La prima cosa che voglio sottolineare è l’atto inaccettabile e illegale di prendere quegli ostaggi da Israele, molti dei quali sono bambini, donne, vecchi e malati, e tenerli nascosti a Gaza per qualche eventualità futura. Devono essere fatti uscire immediatamente.
Numero due: la risposta a quell’atto eclatante include anche le regole umanitarie di guerra. Non si può chiedere alle persone di allontanarsi dal pericolo senza aiutarle a farlo, ad andare in luoghi di loro scelta dove vogliono essere al sicuro e con gli aiuti umanitari di cui hanno bisogno per fare quel viaggio in sicurezza.
Numero tre: abbiamo bisogno di accesso agli aiuti. Stiamo discutendo a fondo con gli israeliani, con gli egiziani e con altri, enormemente aiutati dal segretario di stato americano Blinken nei suoi viaggi nella regione. E spero di sentire qualche buona notizia sull’arrivo di aiuti attraverso Rafah, uno dei punti di passaggio verso Gaza per aiutare quei milioni di persone che si sono spostate a sud e quelle che già vivono lì. Quindi, regole di guerra, aiuti, accessi”, ha tuonato Griffiths.
Il responsabile Onu ha voluto sottolineare ”lo straordinario coraggio delle molte migliaia di operatori umanitari che hanno mantenuto la rotta e che sono ancora lì ad aiutare la popolazione di Gaza e della Cisgiordania…. La storia ci dice che un atto di guerra ha conseguenze che spesso non vengono considerate. Abbiamo visto questo film fin troppo spesso. Dobbiamo preoccuparci di creare una situazione – per quanto assurda possa sembrare in questo momento – in cui israeliani e palestinesi possano vivere come vicini, come amici, idealmente, certamente come interlocutori, in cui non abbiano bisogno di insegnarsi a vicenda lezioni attraverso la guerra”.