ROMA, 3 OTTOBRE – A dieci anni dal 3 ottobre 2013, quando 368 persone, per lo più donne e bambini eritrei, persero la vita in un naufragio al largo di Lampedusa, la Comunità di Sant’Egidio, insieme a tanti migranti e rifugiati, ricorda oggi la tragedia con una veglia di preghiera nella basilica di Santa Maria in Trastevere. “E’ una tragedia continuata in questi anni, con migliaia di morti e dispersi”, afferma la Comunita’ di Treastevere che, in occasione della Giornata della Memoria e dell’Accoglienza, rilancia l’appello all’Europa di sostenere l’Italia nelle operazioni di salvataggio in mare, unico modo per evitare altre tragedie dell’immigrazione.
San’Egidio ricorda che esistono alternative ai trafficanti di esseri umani: “Sono i corridoi umanitari, realizzati da Sant’Egidio insieme ad altre associazioni in collaborazione dei ministeri dell’Interno e degli Esteri, ma anche in Francia e Belgio: finora hanno permesso l’arrivo in Europa in sicurezza, per chi arriva e per chi accoglie, a più di 6500 persone. Seguendo questo modello, che favorisce l’integrazione, è urgente sviluppare altre vie legali di ingresso per motivi di lavoro, che risponderebbero alla ormai cronica carenza di lavoratori in diversi settori, a causa del calo demografico”.
Secondo il fondatore della Comunita’, Andrea Riccardi, “non è stata elaborata una visione dell’Italia che deve crescere con gli altri, perché la curva demografica non si cambia in tre anni. Seminiamo il cammino dei migranti di ostacoli, lo puniamo: abbiamo tolto loro tutto,
dagli assistenti sociali ai supporti psicologici. Ma la migrazione è fenomeno complesso, e c’è una retorica fasulla: si pesca nel profondo, nella paura del nero, ma è anche colpa della sinistra che spingeva a non parlare di migranti. Tra quindici anni saremo troppo vecchi per integrare e questa è cecità politica che è stata della sinistra e ora è cavalcata dalla destra. Non si può pensare al nostro futuro senza gli altri popoli che vengono in questo Paese”, ha detto Andrea Riccardi, parlando al Festival delle Città dell’Autonomie locali. (@OnuItalia)