NEW YORK, 15 AGOSTO – Delegazioni israeliane e libanesi sono in questi giorni a New York per discutere i termini del rinnovo del mandato di UNIFIL con funzionari del Palazzo di Vetro e ambasciatori dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza. L’incarico della forza di pace nel Libano Meridionale, in cui l’Italia gioca un ruolo chiave con oltre mille caschi blu, scade alla fine del mese.
Dujarric, “una missione cruciale di stabilizzazione”
“UNIFIL ha una missione cruciale lungo la Linea Blu (di demarcazione tra Libano e Israele) ed e’ un fattore chiave nella stabilizzazione tra i due Paesi”, ha detto il portavoce dell’Onu Stephane Dujarric, osservando d’altro canto che, come per tutte le missioni di pace, “il rinnovo del mandato e’ nelle mani dei 15 membri del Consiglio di Sicurezza”.
Presente in Libano dal 1978, UNIFIL e’ composta da 10.500 soldati e personale di polizia da 48 Paesi. L’Italia, che in passato ha fornito quattro comandanti della missione di pace (Claudio Graziano, Luciano Portolano, Paolo Serra e Stefano Del Col), detiene il comando del Settore Ovest con base a Shama, affidato dal febbraio 2023 al Generale di Brigata dell’Esercito Roberto Vergori. La Joint Task Force italiana in Libano (JTF L-SW) e’ principalmente composta fino alla fine dell’anno da militari della Brigata Paracadutisti “FOLGORE”.
Il nodo del coordinamento con le LAF
Nel 2022, nel rinnovare per un anno l’incarico della forza di pace, i Quindici avevano introdotto un paragrafo che rafforzava l’indipendenza del contingente, insistendo sulla liberta’ di movimento dei caschi blu che non dovevano piu’ coordinare le loro attivita’ con le Forze Armate Libanesi (LAF).
Nel paragrafo 16 della risoluzione si affermava che “UNIFIL non deve ricevere l’autorizzazione preventiva o permessi per svolgere i suoi compiti compresi nel mandato” ed “e’ autorizzata a condurre le sue operazioni indipendentemente”. Il paragrafo 17 affermava inoltre che i caschi blu erano autorizzati a condurre “operazioni di pattuglia non annunciate”.
Il Libano, secondo fonti diplomatiche, vorrebbe cambiare il linguaggio del testo elaborato dalla Francia in favore di una versione che richiederebbe all’UNIFIL di coordinare i suoi movimenti con le LAF. Israele teme a sua volta che questo coordinamento consentirebbe ai miliziani di Hezbollah di conoscere i movimenti dei peacekeepers in anticipo sabotando in questo modo la sua capacita’ di monitorare le azioni del gruppo contro lo stato ebraico.
Dopo due decenni di relativa calma, la tensione lungo la Linea Blu e’ tornata a crescere negli ultimi mesi anche a causa della recente installazione di tende da parte di Hezbollah nella regione delle Sheeba Farms, territorio da tempo occupato da Israele su cui il Libano reclama la giurisdizione, in risposta alla costruzione da parte di Israele di un muro attorno al quartiere settentrionale di Ghajar, una cittadina araba che sorge sul confine tra i due Paesi di cui lo stato ebraico occupa la parte meridionale. (@OnuItalia)