GINEVRA, 2 settembre – L’Ufficio dell’Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha pubblicato il rapporto, lungamente atteso, sulle violazioni dei diritti umani commesse dalla Cina nella Repubblica autonoma uigura dello Xinjiang; le accuse alla Cina di aver praticato la tortura e di aver commesso “gravi violazioni” sono “credibili” e la situazione richiede una “urgente attenzione” internazionale, afferma il rapporto. “Le accuse di sistemi di tortura o maltrattamenti, compresi trattamenti medici forzati e condizioni critiche di detenzione, sono credibili”, si legge nel rapporto, secondo il quale “la portata della detenzione arbitraria e discriminatoria degli uiguri e di altri gruppi a maggioranza musulmana… può costituire crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità“. Nel testo si sottolinea anche che la situazione nella regione cinese “richiede un’attenzione urgente da parte del governo, degli organismi intergovernativi delle Nazioni Unite e il sistema dei diritti umani, nonché la comunità internazionale in senso lato”.
Immediata la reazione cinese: Pechino respinge “con forza” alla cosiddetta “valutazione” sullo Xinjiang rilasciata dall’ufficio dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, che accusa di “diffamare e calunniare la Cina, interferendo nei suoi affari interni”, ha detto Liu Yuyin, portavoce della missione cinese presso le Nazioni Unite a Ginevra, che ha contestato il rapporto, aggiungendo che si basa “sulla presunzione di colpa, sulla disinformazione e sulle bugie fabbricate dalle forze anti-cinesi come fonti principali”.
La Cina deve “rendere conto” per il genocidio contro gli uiguri nello Xinjang ha detto da parte sua il segretario di Stato americano, Antony Blinken, sottolineando che il rapporto “conferma la nostra grave preoccupazione per il genocidio in corso e i crimini contro l’umanità che le autorità cinesi stanno perpetrando contro gli uiguri”.
”Queste 46 pagine descrivono la dimensione e la gravità delle violazioni dei diritti umani, che Amnesty International aveva già qualificato come crimini contro l’umanità. Si capisce chiaramente perché il governo cinese abbia esercitato così tante pressioni sulle Nazioni Unite perché le nascondessero”, ha commentato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
”L’imperdonabile ritardo con cui questo rapporto è stato diffuso resterà una macchia nella storia delle Nazioni Unite ma non deve deviare l’attenzione dal suo significato. Esso riflette le denunce di Amnesty International e di altre organizzazioni per i diritti umani sulle torture, sulla violenza sessuale e su quella di genere. Soprattutto, evidenzia che ”per la loro dimensione, le detenzioni arbitrarie e discriminatorie degli uiguri e di altri gruppi prevalentemente musulmani possono costituire (…) crimini contro l’umanità”, ha sottolineato Callamard.”Ora che questo rapporto è finalmente diventato pubblico, chiediamo al Consiglio Onu dei diritti umani di istituire un meccanismo indipendente internazionale per indagare sui crimini di diritto internazionale e sulle altre gravi violazioni dei diritti umani in corso nello Xinjiang. È dovere morale di tutti gli stati membri promuovere occasioni per discutere del rapporto e istituire tale meccanismo, altrimenti si troveranno dalla parte sbagliata della storia”.
A partire dal 2017 è emersa una sempre più corposa documentazione sulla repressione perpetrata dalle autorità cinesi, in nome della lotta al terrorismo, nei confronti degli uiguri, dei kazaki e di altre minoranze prevalentemente musulmane dello Xinjiang. Nel 2021 un lungo rapporto di Amnesty International ha definito crimini contro l’umanità le carcerazioni di massa, le torture e le persecuzioni perpetrate dalle autorità cinesi. La campagna ‘Free Xinjiang Detainees’ di Amnesty International contiene a oggi 120 nomi, una piccola parte di quel un milione, se non forse di più, di persone detenute arbitrariamente nei campi d’internamento e nelle prigioni dello Xinjiang.