GINEVRA, 6 MAGGIO – Nuove stime dell’Organizzazione mondiale della sanità mostrano che il bilancio completo delle vittime associato direttamente o indirettamente alla pandemia di COVID-19 (descritta come “mortalità in eccesso”) tra il primo gennaio 2020 e il 31 dicembre 2021 è stato di circa 14,9 milioni (compreso tra 13,3 milioni e 16,6 milioni).
“Questi dati non solo indicano l’impatto della pandemia, ma anche la necessità per tutti i paesi di investire in sistemi sanitari più resilienti in grado di sostenere i servizi sanitari essenziali durante le crisi, compresi sistemi di informazione sanitaria più efficaci”, ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’agenzia dell’Onu. L’eccesso di mortalità è calcolato come la differenza tra il numero di decessi che si sono verificati e il numero che ci si aspetterebbe in assenza della pandemia sulla base dei dati degli anni precedenti. L’eccesso di mortalità include i decessi associati a COVID-19 direttamente (a causa della malattia) o indirettamente (a causa dell’impatto della pandemia sui sistemi sanitari e sulla società). I decessi legati indirettamente al COVID-19 sono attribuibili ad altre condizioni di salute per le quali le persone non sono state in grado di accedere alla prevenzione e al trattamento perché i sistemi sanitari erano sovraccarichi dalla pandemia. Il numero stimato di decessi in eccesso può essere influenzato anche dai decessi evitati durante la pandemia a causa dei minori rischi di determinati eventi, come incidenti automobilistici o infortuni sul lavoro.
Secondo i dati OMS la maggior parte delle morti in eccesso (84%) sono concentrate nel sud-est asiatico, in Europa e nelle Americhe. Circa il 68% dei decessi in eccesso sono concentrati in soli 10 paesi a livello globale. I paesi a medio reddito rappresentano l’81% dei 14,9 milioni di decessi in eccesso (il 53% nei paesi a reddito medio-basso e il 28% nei paesi a reddito medio-alto) nel periodo di 24 mesi, con i paesi ad alto reddito e a basso reddito che rappresentano ciascuno il 15% e il 4%, rispettivamente.
Le stime per un periodo di 24 mesi (2020 e 2021) includono una ripartizione della mortalità in eccesso per età e sesso. Confermano che il bilancio globale delle vittime è stato più alto per gli uomini che per le donne (57% maschi, 43% femmine) e più alto tra gli anziani.
La produzione di questi dati è il risultato di una collaborazione globale supportata dal lavoro del Gruppo consultivo tecnico per la valutazione della mortalità COVID-19 e dalle consultazioni nazionali.
Questo gruppo, convocato congiuntamente dall’OMS e dal Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite (UN DESA), è composto da molti dei maggiori esperti mondiali, che hanno sviluppato una metodologia innovativa per generare stime di mortalità comparabili anche laddove i dati siano incompleti o non disponibili.