ROMA, 4 APRILE – Voluta dalle Nazioni Unite per combattere il flagello delle mine che causa ogni anno in tutto il mondo migliaia di vittime, in grandissima parte civili, anche a distanza di tanti anni dalla fine dei conflitti, si celebra oggi come ogni anno la Giornata Internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi.
Istituita l’8 dicembre del 1997, con questa giornata l’Onu richiede che gli Stati favoriscano la creazione e lo sviluppo delle competenze nel campo dello sminamento nei paesi in cui le mine e residuati bellici esplosivi costituiscono una grave minaccia per la sicurezza, la salute e la vita della popolazione civile, o un ostacolo allo sviluppo sociale ed economico a livello nazionale e locale.
La prima persona a firmare il trattato fu la cambogiana Song Kosal, che all’età di sei anni camminò su un ordigno inesploso e i medici furono costretti all’amputazione dell’arto inferiore. Per oltre 20 anni, il lavoro del Servizio di azione contro le mine delle Nazioni Unite (UNMAS) è stato guidato dai bisogni delle persone colpite e adattato alla minaccia di esplosioni affrontate da civili, forze di pace e operatori umanitari.
L’UNMAS opera per salvare vite umane, facilitare il dispiegamento delle missioni delle Nazioni Unite e la fornitura di assistenza umanitaria, proteggere i civili, sostenere il ritorno volontario degli sfollati interni e dei rifugiati, consentire attività umanitarie e di recupero e sostenere i diritti umani e umanitari internazionali.
Quet’anno il tema della giornata è “Terreno sicuro, passi sicuri, casa sicura” (“Safe Ground, Safe Steps, Safe Home”). Il focus è sui positivi risultati dell’azione contro le mine, a partire dal lavoro della Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo (ICBL) – fondata nel 1992 e insignita del Premio Nobel per la pace nel 1997 – nonché sui risultati degli Stati membri delle Nazioni Unite nel periodo dall’entrata in vigore della Convenzione sulla messa al bando delle mine antipersona nel 1999, e sull’evidenziazione del lavoro che resta da completare.”Terreno sicuro” è il nome della campagna globale “trasformare i campi minati in campi da gioco”, lanciata dal Segretario generale delle Nazioni Unite nel 2019, e il concetto di ripulire la Terra da mine e altri pericoli esplosivi per renderlo sicuro per lo sviluppo.
“Passi sicuri” porta l’attenzione sul timore che troppe persone provano quando si muovono, non sapendo se faranno esplodere un esplosivo che potrebbe mutilarle o ucciderle in qualsiasi momento. “Passi sicuri” descrive anche le procedure utilizzate dagli sminatori quando si avvicinano alle aree contaminate e include l’applicazione di nuove tecnologie per rimuovere in sicurezza i rischi esplosivi.
“Casa sicura” riguarda il ripristino della sicurezza personale degli individui e delle comunità in contesti postbellici. Non esiste un posto come casa ed è difficile sentirsi a casa senza sicurezza e comunità.
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha voluto dedicare una dichiarazione alla guerra in corso: ”In Ucraina, – ha detto – il lascito di un solo mese di guerra,nella forma di ordigni inesplosi, mine e munizioni a grappolo, si tradurrà in decenni di lavoro, con la minaccia a vite umane che durerà ben oltre la fine del conflitto. Già oggi, essi limitano gli aiuti umanitari di emergenza e impediscono alle persone di fuggire. Chiedo a tutti gli Stati di accedere alla Convenzione senza ulteriori ritardi. I membri permanenti del Consiglio di Sicurezza in particolare hanno una speciale responsabilità. L’azione contro le mine rappresenta un investimento in umanità, un prerequisito per gli sforzi di soccorso umanitario e il fondamento di una pace durevole e di uno sviluppo sostenibile”.
Anche il presidente Sergio Mattarella è intervenuto sul tema: “Ogni guerra è disumana. Nelle guerre si possono assumere decisioni tanto crudeli da travalicare ogni limite di orrore. Disseminare il terreno di mine anti-uomo e usare ordigni speciali, che hanno come scopo terrorizzare la popolazione e provocare stragi di cittadini inermi, è una di queste e costituisce un crimine contro l’umanità che si aggiunge alle responsabilità del conflitto”. Nel messaggio inviato alla Presidente della Campagna Italiana contro le mine Onlus, Santina Bianchini, Mattarella ricorda che “La Giornata internazionale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi è un’occasione preziosa per sensibilizzare i cittadini e le comunità contro la fabbricazione e l’uso di questi strumenti di morte particolarmente odiosi e subdoli, e adoperati, tuttavia, nonostante siano banditi da convenzioni e trattati….La Campagna italiana contro le mine e le espressioni della società civile, nel nostro Paese e nel mondo intero, che aiutano a tenere alta la vigilanza su questo tema, che sostengono le azioni di bonifica e che si fanno educatori e promotori di pace, sono tutte iniziative benemerite”.
Per Andrea Iacomini, portavoce UNICEF Italia ”l’atrocità umana è tale che vengono fabbricati ordigni e mine che sembrano bambole e cellulari affinché vengano scambiati come tali…Il Donbass è la zona più disseminata di mine in Europa”.
Prima e oltre l’Ucraina molti paesi sono stati teatro operazioni per minare larghe aree abitate dai civili. Uno di questi è la Siria, dove il problema è ancora acutissimo.
Gli ultimi dati parlano di oltre 10,2 milioni di persone a rischio incidente in tutto il paese e solo nel 2021 si sono contate 805 vittime. Sono molti di più però quelli che hanno avuto incidenti non mortali. Tra i sopravvissuti 2 su 3 riportano danni permanenti e avranno bisogno di assistenza per tutta la vita. Negli ultimi 4 mesi, in coordinamento con il Ministero dell’Istruzione locale,la ong WeWorld ha organizzato corsi di formazione in Risk Education per 350 insegnanti, fornendo informazioni su come riconoscere ordigni inesplosi.
Attività come l’agricoltura, la lavorazione del terreno o la raccolta dei rottami metallici, in Siria possono essere fatali. Nel paese, infatti, 1 comunità su 3 vive in luoghi contaminati da mine ed ordigni inesplosi ma la crisi socio-economica causata dal Covid-19 ha spinto negli ultimi anni molte più persone a correre dei rischi per generare reddito. ”Un intervento di formazione e sensibilizzazione su larga scala sui rischi creati da mine e ordigni inesplosi è sempre più urgente – ha detto Stefania Piccinelli, responsabile programmi internazionali di WeWorld, organizzazione impegnata da 50 anni a garantire i diritti di donne, bambine e bambini in 25 paesi del mondo.