ROMA, 30 GENNAIO – Nuovo allarme dell’UNHCR su quanto sta accadendo nel corno d’Africa per il deterioramento delle condizioni dei rifugiati del Tigray . Dopo tre settimane senza poter avere accesso a causa delle condizioni di sicurezza – scrive l’agenzia dell’Onu – lo staff dell’UNHCR è riuscito a raggiungere i campi rifugiati di Mai Aini e Adi Harush per la prima volta all’inizio di questa settimana, dopo i recenti attacchi aerei che hanno colpito i campi e le aree a loro vicine. Il nostro team ha trovato i rifugiati impauriti, provati dalla scarsità di cibo, dall’assenza di medicine e acqua potabile”.
I rifugiati hanno raccontato all’UNHCR di un aumento di persone decedute per cause prevenibili – più di 20 nelle ultime sei settimane – legate al peggioramento generale delle condizioni e in particolare alla mancanza di medicine e servizi sanitari. Le cliniche nei campi sono praticamente chiuse dall’inizio di gennaio, quando sono rimaste completamente senza medicine.
Inoltre, l‘acqua pulita non può essere pompata o trasportata nei campi a causa della mancanza di carburante, con la conseguenza che i rifugiati devono raccogliere l’acqua dai ruscelli che sono ormai quasi asciutti, con un conseguente grave rischio di malattie trasmesse dall’acqua. Con il cibo che si sta esaurendo nei campi e senza ulteriori scorte disponibili per la distribuzione, i rifugiati dicono che hanno fatto ricorso alla vendita dei loro vestiti e dei loro pochi averi per riuscire a mangiare.
I servizi di base per i rifugiati eritrei nei due campi sono stati gravemente compromessi per molti mesi a causa della mancanza di sicurezza.
La situazione disperata è il risultato evidente dell’impatto che stanno avendo sia l’impossibilità di accedere ai campi sia l’assenza di rifornimenti; una condizione che colpisce milioni di persone costrette a fuggire e altri civili in tutta la regione.
L’UNHCR ricorda di aver chiesto a tutte le parti – senza grandi risultati – un cessate il fuoco e la garanzia di un passaggio sicuro che permetta di trasferire volontariamente gli oltre 25.000 rifugiati rimasti nei campi nel nuovo sito messo a disposizione dal governo dell’Etiopia a Dabat, nella vicina regione di Amhara.
Facciamo eco all’appello delle Nazioni Unite rivolto a tutte le parti in Etiopia affinché vengano protetti i civili e rispettati i diritti umani e le libertà fondamentali di tutte le persone, compresi i rifugiati. I rifugiati non devono essere tenuti in ostaggio da questo conflitto.