ROMA, 8 GENNAIO – L’Italia punta sul soft power della cultura per la sua politica estera. E in concreto lo fa con una nuova Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale per rendere la sua immagine internazionale uno strumento sempre più efficace di influenza e costruzione di un consenso globale sui temi che considera prioritari. Lo spiega il Segretario Generale della Farnesina Ettore Sequi in un articolo pubblicato sul Sole 24 ore.
“L’Italia gode, in questo momento, di un’ottima immagine internazionale. Bisogna prendere atto che buona parte di questa reputazione ci viene dall’essere una superpotenza culturale. Che sia stereotipo o afflato sentimentale, poco importa: questa è la componente principale (e anticiclica) alla base della nostra reputazione planetaria. Se è difficile non prenderne atto per qualsiasi italiano abbia varcato i confini nazionali, sarebbe addirittura imperdonabile per chi è chiamato a dirigere la diplomazia di un Paese come l’Italia” scrive Sequi: “Farlo senza sfruttarne il soft power significherebbe privarsi di uno strumento tanto immateriale quanto efficace”.
Secondo Sequi, si tratta di un non-fungible token, o Nft, di inestimabile valore, da incassare quando dobbiamo tutelare i nostri interessi, assistere nostri cittadini e imprese nel mondo, promuovere un’agenda internazionale fondata su pace, sviluppo, tutela dei diritti umani. “Sotto la guida e l’impulso del ministro Luigi Di Maio, per spendere ancora meglio questo ‘gettone infungibile’ abbiamo riformato la Farnesina e creato una nuova Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale per rendere la nostra immagine internazionale uno strumento sempre più efficace di influenza e costruzione di un consenso globale sui temi che consideriamo prioritari”.
Tra gli obiettivi della nuova Direzione figura quello di una rinvigorita diplomazia culturale, parte della promozione integrata cui l’Italia ha ispirato l’azione di proiezione esterna del sistema-Paese negli ultimi anni. Tramite la nuova Direzione generale sara’ rafforzata la messa a sistema della rete degli 84 Istituti Italiani di Cultura, che diventeranno 90 nel 2022 con le aperture di Almaty, Amman, Bangkok, Hanoi, Miami e Sarajevo, delle 7 scuole statali, delle 42 scuole paritarie nel mondo, dei 130 lettori di italiano presso università straniere. Sara’ inoltre valorizzata ancor di più editoria, mobilità di studenti e ricercatori, missioni archeologiche, etnologiche e antropologiche all’estero.
L’Italia avra’ una voce più forte nella cooperazione culturale multilaterale, a partire dall’Unesco, nel cui comitato sul patrimonio mondiale è tornata a far parte dopo 20 anni. “Promuoveremo l’attrattività della formazione superiore italiana attraverso reti di alumni stranieri destinatari di borse di studio o coinvolti in progetti di scambio finanziati dall’Italia. Lingua e cultura italiane nel mondo contribuiscono a sviluppare classi dirigenti straniere italofone e italofile, a valorizzare tratti identitari e storici di Paesi amici (e riconoscenti) che assistiamo con la nostra competenza archeologica e etno-antropologica, a facilitare il dialogo in scacchieri sensibili, a favorire in ultima analisi la stabilità e la pace”, ha detto Sequi.
La nuova Direzione generale, guidata dall’ambasciatore Pasquale Terracciano, sta impostando le strategie di azione nei suoi assi portanti: non solo una diplomazia culturale più efficace, ma anche una comunicazione più incisiva, una programmazione e analisi strategica più granulare e predittiva, una presenza italiana più estesa nelle organizzazioni internazionali. (@OnuItalia)