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giovedì, Novembre 21, 2024

Giorgio Marrapodi riceve le credenziali: è il nuovo Ambasciatore ad Ankara

ROMA, 6 GENNAIO – “Assumo oggi l’incarico di Ambasciatore in Turchia, paese cui l’Italia è legata da una storica amicizia. Lavorerò per rafforzarla attraverso il dialogo in ogni campo delle nostre relazioni bilaterali”. Le poche parole espresse dall’ambasciatore Giorgio in occasione dell’inizio del suo incarico riassumono perfettamente la difficoltà e l’ambizione del suo mandato. Una relazione, quella della Turchia con l’Italia ed il mondo occidentale in generale, che ha radici profonde ma che vive un momento di difficoltà ‘in ogni campo delle relazioni’ per citare il diplomatico italiano. Il regime quasi-autoritario del presidente Recep Tayyip Erdogan si è infatti progressivamente allontanato dai principi democratici e liberali comuni ai paesi occidentali, il rispetto dei quali è condizione necessaria per l’ambiziosa progetto di adesione della Turchia all’Unione Europea. Progetto temporaneamente accantonato proprio per via della deriva reazionaria e autoritaria turca, che conserva però il coltello dalla parte del manico in alcuni temi sensibili per l’UE.

È certamente questo il caso dell’immigrazione, come dimostrato dall’ampio potere di negoziazione mostrato da Ankara durante l’accordo sulla gestione dei flussi migratori firmato nel 2016, che ha messo in luce la necessità di cooperazione con la Turchia per i paesi europei, Italia in primis. A complicare la situazione vi è il fatto che la Turchia è parte dell’alleanza atlantica, pur non aderendo ai principali valori fondanti e divergendo in alcuni degli obiettivi principali della stessa. Le relazioni sono infatti complicate dal triangolo di relazioni esistente tra l’occidente, la Russia e la Turchia, triangolo nel quale la Turchia ha spesso spaziato tra due poli a seconda dei suoi interessi principali, anti-Russia per quanto riguarda gli interessi regionali ma anti-occidente su scala globale.

Turchia
Il presidente Erdogan

A complicare ulteriormente le relazioni vi è il ricorso alla dubbia politica monetaria intrapresa da Erdogan, che ha portato ad una consistente svalutazione della lira turca. La politica è motivata dalla volontà del presidente di trasformare la Turchia in un paese ‘export-oriented’, ma i principali economisti sostengono che a lungo termine la manovra potrebbe avere solo l’effetto devastante di alzare i costi di produzione per via del rincaro delle materie prime. Un problema centrale non solo per i cittadini turchi, ma anche per le imprese italiane che producono o commerciano con la Turchia, un business stimato in 15 miliardi di euro annui, pari all’1% del PIL italiano, che fa del Paese il 12° nella graduatoria mondiale dell’interscambio con l’Italia.

Questa l’intricata cornice nella quale inizia il mandato dell’ambasciatore Marrapodi, abituato però alla gestione di incarichi di alta responsabilità, ultimo dei quali quello di Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ricoperto dal 2018. Prima era stato Ambasciatore d’Italia a Vienna dal 2013 al 2018 e Capo del Servizio per gli Affari Giuridici, Contenzioso diplomatico e Trattati dal 2009 al 2013. Originario di Reggio Calabria, entra in carriera diplomatica nel 1987 alla Direzione Generale Emigrazione e Affari sociali, poi nel 1990 gli incarichi all’estero in Romania fino al 1994, e New York alla Rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite. Poi Affari Economici dal 1998 al 2000, Segreteria Generale fino al 2001 e due nuovi incarichi a Bruxelles in Rappresentanza permanente presso l’UE e come Vice capo missione a Madrid dal 2005 al 2009. Marrapodi prende il posto del collega Massimo Gaiani. (@giorgiodelgallo)

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