ROMA, 6 OTTOBRE – Un gruppo di lavoro di esperti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani hanno esortato oggi il Governo e le imprese italiane a intraprendere azioni decisive per porre fine allo sfruttamento dei lavoratori migranti stranieri e affrontare il loro status giuridico precario.
Al termine di una visita ufficiale di 10 giorni in Italia, il Gruppo di lavoro su imprese e diritti umani ha messo in luce gravi e persistenti abusi dei diritti umani in relazione alle attività delle imprese in Italia. Tali abusi includono condizioni di lavoro e di vita disumane per migliaia di lavoratori migranti, gravi problemi di salute e sicurezza sul lavoro e inquinamento ambientale che mette in pericolo la salute pubblica.
Circolo vizioso di sfruttamento
“I lavoratori migranti, compresi quelli provenienti da paesi africani e asiatici, che lavorano in settori come l’agricoltura, l’abbigliamento e la logistica, sono intrappolati in un circolo vizioso di sfruttamento, schiavitù per debiti e abusi dei diritti umani che deve essere spezzato”, ha dichiarato l’indiano Surya Deva, Presidente del Gruppo di lavoro: “Questo aspetto richiede un’azione decisiva da parte del Governo e delle imprese affinché garantiscano condizioni di lavoro dignitose a tutti i lavoratori.”
Bene azioni contro il “caporalato”
Il Gruppo di lavoro ha accolto con favore gli sforzi del Governo per smantellare il “caporalato”, ma ha affermato che “molti lavoratori che vivono in condizioni disumane non intravedono alcun cambiamento positivo nella loro vita.” Governo, imprese e i sindacati dovrebbero collaborare per garantire che nessuno, compresi produttori e rivenditori, tragga vantaggio dallo sfruttamento della manodopera a basso costo.
Il Gruppo di lavoro ha accolto con favore le misure adottate del Governo per rafforzare il quadro giuridico e politico dell’Italia nel settore delle imprese e dei diritti umani, ma ha dichiarato che persiste la necessità di attuare meglio le leggi e imporre sanzioni.
Nel corso della missione gli esperti hanno visitato comunità che vivono in aree industrializzate come Avellino, Taranto e la Val d’Agri. “Occorre compiere sforzi concertati per infondere fiducia, monitorare in modo indipendente le emissioni e gli effetti sulla salute e fornire soluzioni efficaci e lungimiranti contribuendo agli sforzi globali verso il conseguimento della decarbonizzazione e della transizione verso un’economia verde.”
Le imprese italiane e quelle estere che operano in Italia dovrebbero inoltre esercitare una reale adeguata verifica rispetto all’impatto sui diritti umani delle loro operazioni e catene di approvvigionamento.
“In quanto economia altamente sviluppata dell’Unione europea, l’Italia dovrebbe creare al piu’ presto un’istituzione nazionale per i diritti umani forte e indipendente, investita di un mandato esplicito che le permetta di intervenire su questioni relative a abusi dei diritti umani legati alle attività delle imprese. Dovrebbe inoltre promulgare una legge in materia di adeguata verifica obbligatoria rispetto ai diritti umani e all’ambiente”, ha dichiarato Deva.
Il Gruppo di lavoro ha visitato l’Italia dal 27 settembre al 6 ottobre per esaminare gli sforzi fatti dal Governo e dalle imprese per ottemperare ai loro obblighi e responsabilità in materia di diritti umani, in linea con i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani sia in Italia che in relazione alle attività e alle catene di approvvigionamento delle imprese italiane all’estero. Ha visitato Roma, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Lombardia e Toscana. Ha inoltre considerato l’impatto del COVID-19 sulla promozione delle pratiche di comportamento responsabile delle imprese.
La visita coincide con la revisione in corso del piano d’azione nazionale dell’Italia su imprese e diritti umani, nonché con il vertice dei leader del G20 che si terrà a Roma il 30-31 ottobre 2021. Il Gruppo di lavoro presenterà un rapporto completo della missione con le proprie conclusioni e raccomandazioni al Consiglio dei diritti umani a Ginevra, nel giugno 2022.
Il Gruppo di lavoro rientra nelle cosiddette Procedure speciali del Consiglio dei diritti umani. E’ stato istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite nel giugno 2011. Ne fanno parte anche Elżbieta Karska (vicepresidente), Githu Muigai, Dante Pesce e Anita Ramasastry.
Le Procedure speciali, il più grande organo composto da esperti indipendenti nel sistema ONU per i diritti umani, sono un meccanismo indipendente di monitoraggio dei diritti umani istituito dal Consiglio per i Diritti Umani che riporta allo stesso Consiglio e all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. (@OnuItalia)