ROMA, 26 GIUGNO – UN Women Italy ha scelto di lanciare da Roma un appello forte e universale con la nuova campagna di sensibilizzazione “In tutte le lingue del mondo”, iniziativa che mira a raccogliere fondi e accendere i riflettori su una crisi globale che non risparmia nessun Paese, compresa l’Italia.
I dati raccolti indicano che, in media, una donna viene uccisa ogni dieci minuti e oltre 736 milioni di donne hanno subìto violenza almeno una volta nella vita.
“Di fronte a una tragedia silenziosa che continua a consumarsi ogni giorno – dichiara Loredana Grimaldi, Head of Fundraising di UN Women Italy – serve una mobilitazione collettiva. La violenza contro le donne non è inevitabile, ma prevenibile. Eppure, solo lo 0,2% della spesa globale per gli aiuti allo sviluppo viene destinato al contrasto della violenza di genere. È il momento di invertire questa rotta.” La campagna invita a donare per sostenere i programmi di UN, ma l’invito è soprattutto a prendere posizione, a livello individuale, istituzionale e collettivo.
In Italia i numeri restano allarmanti
Nel nostro Paese, i recenti episodi di cronaca hanno riportato drammaticamente il tema del femminicidio al centro del dibattito pubblico. Le vittime sono spesso giovanissime, e altrettanto giovani sono i presunti autori. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, nei primi sei mesi del 2025 sono stati registrati oltre 60 omicidi femminicidi, in larga parte avvenuti in ambito familiare o relazionale. Una donna su tre, inoltre, dichiara di aver subito almeno una volta nella vita una forma di violenza fisica o sessuale.
UN Women Italy sottolinea come, accanto al necessario rafforzamento degli strumenti giudiziari e di protezione, sia urgente investire sull’educazione alle relazioni sane, al rispetto reciproco, al consenso. “Per questo – spiega Darya Majidi, Presidente del Comitato italiano – puntiamo sulla prevenzione e sul coinvolgimento attivo anche di uomini e ragazzi, attraverso il movimento HeForShe, che abbiamo rilanciato in Italia con una nuova serie di incontri nelle scuole e nelle università”.
Un’agenzia giovane, una missione globale
Nata nel 2010, UN Women è tra le più giovani agenzie delle Nazioni Unite. In questi 15 anni ha contribuito a migliorare la vita di milioni di donne e ragazze in tutto il mondo, promuovendo politiche di empowerment economico, accesso all’istruzione, leadership femminile e lotta alla violenza di genere. Attualmente è operativa in oltre 90 Paesi, tra cui l’Italia, dove ha avviato la propria attività istituzionale nel 2024.

“In questo primo anno – continua Majidi – abbiamo già promosso iniziative in collaborazione con scuole, centri antiviolenza, enti locali e aziende. La campagna ‘In tutte le lingue del mondo’ è il nostro modo per amplificare il messaggio e portarlo ovunque: in classe, nei media, nelle istituzioni, nelle famiglie.”
Violenza nei conflitti: un’emergenza anche per la comunità italiana
L’escalation dei conflitti armati – 135 quelli registrati nel 2024, di cui 61 tra Stati, il dato più alto dal 1946 – ha riflessi devastanti su donne e ragazze. Oggi, oltre 600 milioni di persone vivono in aree colpite dalla guerra, con un aumento del 50% rispetto al 2017. Nel solo 2023, le vittime civili nei contesti bellici sono raddoppiate, e quattro su dieci erano donne. In particolare, nella Striscia di Gaza, secondo le stime di UN Women, più di 28.000 donne e ragazze hanno perso la vita dall’inizio delle ostilità nell’ottobre 2023, con una media di due morti ogni ora.
L’azione di UN Women si estende anche al monitoraggio e alla denuncia della violenza sessuale nei conflitti. In Paesi come Gaza, Sudan, Ucraina e Afghanistan, i corpi delle donne continuano a essere usati come strumenti di guerra. Ma anche in Italia, dove vivono migliaia di rifugiate provenienti da contesti di guerra, serve maggiore attenzione.

“Accogliamo donne sopravvissute a violenze inenarrabili – racconta una volontaria del Centro Pangea a Roma, partner di UN Women – e spesso il trauma si riattiva nel silenzio e nell’invisibilità. C’è bisogno di assistenza psicologica, legale, medica, ma anche di riconoscimento e dignità.”
“In tutte le lingue del mondo, dire ‘basta’ alla violenza è un atto di giustizia”, conclude Majidi. “E in Italia, oggi più che mai, è un’urgenza che non possiamo ignorare.”(@OnuItalia)
