ROMA, 14 AGOSTO – A Kabul assediata dai Talebani la situazione si è fatta talmente critica che le cancellerie occidentali hanno rotto gli indugi, disponendo l’evacuazione del personale diplomatico. “Ci stiamo preparando ad ogni evenienza, anche quella dell’evacuazione. Dobbiamo pensare alla sicurezza del personale della nostra ambasciata”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in una intervista al Corriere della Sera, con i Talebani arrivati a pochi chilometri dalla capitale.
Proprio a causa del deterioramento delle condizioni sul terreno,
Roma ha dato luce verde alle procedure per predisporre il
rientro in Italia dello staff della sede diplomatica, mentre un
presidio di rappresentanza verrà mantenuto presso l’aeroporto,
così come stanno facendo la maggior parte delle altre
ambasciate. “Non ci sarà un nuovo impegno militare, ma non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano”, ha detto il ministro.
“Se sarà necessario, con l’importante aiuto della Difesa, porteremo tutti in sicurezza in Italia, in tempi rapidi. Nel caso di evacuazione, l’ambasciata rimarrà operativa da Roma e i fondi destinati al sostegno delle forze di sicurezza afghane potranno essere riorientati verso la tutela dei collaboratori delle nostre componenti diplomatiche, militari e civili”, ha detto Di Maio. Sulla situazione della sicurezza all’ambasciata italiana negli ultimi giorni il Ministero degli Esteri ha mantenuto uno stretto contatto anche con il Dipartimento di Stato americano, per decidere un’azione coordinata, anche con gli altri alleati.
Il rimpatrio di gran parte del personale diplomatico da Kabul non comporterà comunque il disimpegno dell’Italia in Afghanistan. Anche senza un nuovo impegno militare, “non possiamo pensare di abbandonare dopo 20 anni il popolo afghano”, ha detto Di Maio, perché “vent’anni di presenza internazionale e di cooperazione con le autorità afghane hanno restituito agli afghani tutele e diritti, a partire da donne e bambini. Adesso dovremo lavorare con tutte le forze affinché i talebani diano le dovute garanzie sul rispetto dei diritti acquisiti”. (@OnuItalia)