ROMA, 23 LUGLIO – “Per avere un’alimentazione sana c’è bisogno di un ambiente sano”: il Direttore Generale della FAO, QU Dongyu, si è rivolto ai Ministri dell’Ambiente del G20 riuniti a Napoli, per esortarli a raddoppiare gli sforzi comuni, accrescere gli investimenti e intensificare la collaborazione per un impatto incisivo sul pianeta. Qu è intervenuto alla riunione durante la quale si discutevano soluzioni per l’ambiente e la sostenibilità, dalla lotta ai cambiamenti climatici fino alla creazione di città sostenibili.
“Oggi l’umanità deve fare i conti con la triplice crisi planetaria della perdita di biodiversità, del clima e dell’impatto della pandemia,” ha detto Qu ricordando la sfida globale di una crescente domanda di cibo e di altri prodotti agricoli, riducendo al tempo stesso le emissioni di gas a effetto serra e conservando la biodiversità, gestendo in maniera sostenibile le risorse naturali, compresa l‘acqua, e proteggendo e ripristinando gli ecosistemi. Proprio sul tema acqua Qu ha rilevato come le vite di oltre un miliardo di persone sono fortemente limitate dalla scarsità o dalla carenza d’acqua; quasi un miliardo di ettari di terre coltivate non irrigate e pascoli a secco è gravemente compromesso da ricorrenti periodi di siccità, mentre oltre il 60 percento delle colture irrigue è soggetto a un livello di emergenza idrica da elevato a molto elevato. Tali criticità correlate alle risorse idriche potrebbero essere risolte, a detta di Qu, con l’innovazione digitale, con meccanismi di governance più efficienti e con nuovi investimenti.
“Gli attuali livelli di investimento sono del tutto inadeguati,” ha ammonito il Direttore Generale della FAO, tuttavia, se riuscissimo a finanziare interamente l’obiettivo di ripristinare il suolo degradato, entro il 2030 potremmo riuscire ad arrestare la deforestazione, ha aggiunto. ”I benefici che otterremmo sarebbero significativi. Per esempio, se si potesse innescare un cambio di rotta della deforestazione, si farebbero passi avanti nella lotta ai cambiamenti climatici e si ridurrebbe il rischio di futuri salti di specie. Invertire la perdita di biodiversità e il degrado del suolo può fruttare 1400 miliardi di dollari all’anno.
Il Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi, un’iniziativa promossa di recente dalla FAO e dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, ha offerto un’ “eccellente opportunità per mobilitare i nostri sforzi collettivi”, ha ricordato Qu, precisando che la FAO ha lavorato muovendo dalla necessità di trasformare i sistemi agroalimentari rendendoli più efficienti, resilienti, inclusivi e sostenibili, e ciò allo scopo di conseguire i “quattro pilastri di miglioramento”, con cui l’agenzia dell’Onu intende perseguire una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore, senza lasciare indietro nessuno.
Coadiuvata dai suoi membri e partner, la FAO sta contribuendo al Quadro globale per la biodiversità post-2020, che sarà adottato in occasione della prossima Conferenza delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, la quale sostiene l’uso sostenibile, la conservazione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.